Istat: nel 2022 PIL a +3,9%, a gennaio frena l’inflazione

Lavoratori all'opera

L’economia italiana cresce più delle stime e chiude il 2022 con il Pil in rialzo del 3,9%. Il dato è superiore alle stime del governo che, nella nota di aggiornamento al Def, prevedeva una crescita del 3,7% lo scorso anno.

Tuttavia, nell’ultimo trimestre del 2022 l’Istat registra una decisa frenata del Prodotto Interno Lordo che diminuisce dello 0,1% dopo sette trimestri consecutivi di crescita. In termini tendenziali, invece, il Pil aumenta dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2021. Si tratta di un’inversione di marcia rispetto all’aumento congiunturale dello 0,5% registrato nel terzo trimestre dello scorso anno.

La variazione congiunturale negativa «è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell’industria». In controtendenza i servizi che, invece, registrano una crescita ha chiarito l’Istituto Nazionale di Statistica.

L'andamento del PIL italiano. Fonte: Istat
L’andamento del PIL italiano.
Fonte: Istat

 

Le previsioni per quest’anno

Per il 2023 le stime, ancora preliminari, dell’Istat calcolano una variazione acquisita del Pil di +0,4%. A rivedere la lettura è stato il Fondo Monetario Internazionale che, rispetto al -0,2% previsto per l’Italia a ottobre, ha portato la sua stima per il 2023 a +0,6%.

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha sottolineato che la previsione del FMI è perfettamente in linea con la Nadef stilata dal governo a novembre. Quindi, se tutti i trimestri di quest’anno registrassero una variazione pari a zero, l’economia italiana crescerebbe comunque, per quanto a ritmo lento.

L’abbassamento dei prezzi dell’energia a livello internazionale potrebbe, almeno per ora, allontanare il rischio di una recessione nei prossimi mesi.

Il mercato del lavoro

Segnali positivi arrivano dal mercato del lavoro che dimostra una certa stabilità dell’economia: dopo il calo di novembre, nell’ultimo mese dell’anno si registra un aumento degli occupati pari a 37 mila unità (+0,2%) per tutte le classi d’età a eccezione dei 25-34enni, tra i quali diminuisce; risultano in calo anche i dipendenti a termine. Infine, conclude l’Istat, a dicembre il tasso di occupazione sale al 60,5% (+0,1 punti), il tasso di disoccupazione rimane stabile al 7,8%, mentre scende al 34,3% quello di inattività (-0,1 punti).

L’inflazione

Secondo le stime preliminari, nel mese di gennaio 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e del 10,1% su base annua, da +11,6% nel mese precedente.

La flessione del tasso di inflazione si deve, principalmente, al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +70,2% a -10,9%) e, in misura minore, di quelli degli Energetici non regolamentati (da +63,3% a +59,6%), degli Alimentari non lavorati (da +9,5% a +8,0%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,2% a +5,5%). Gli effetti di tali andamenti sono stati solo in parte controbilanciati dall’accelerazione dei prezzi dei Beni alimentari lavorati (da +14,9% a +15,2%), dei Beni non durevoli (da +6,1% a +6,8%) e dei Servizi relativi all’abitazione (da +2,1% a +3,2%).

Su base annua, i prezzi dei beni evidenziano un profilo in rallentamento (da +17,1% a +14,2%), mentre quello relativo ai servizi evidenzia un lieve incremento (da +4,1% a +4,2%).

L'inflazione in Italia. Fonte: Istat
L’inflazione in Italia.
Fonte: Istat

L’Istat commenta le stime preliminari evidenziando la netta attenuazione dell’inflazione: «Il rallentamento è spiegato in primo luogo dall’inversione di tendenza dei Beni energetici regolamentati. Rimangono tuttavia diffuse le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo. Si accentua inoltre a gennaio la dinamica tendenziale dei prezzi dei carburanti.»

Il confronto con le altre economie europee

Anche nell’Eurozona la crescita dei Pil dei 19 Paesi membri ha rallentato: l’Eurostat ha reso note le prime stime flash che indicano un aumento medio dello 0,1% rispetto al +0,3% del trimestre precedente. Negli ultimi tre mesi del 2022, l’Unione Europea ha registrato, quindi, una crescita vicina allo zero.

Nel confronto con le altre economie europee, rispetto all’Italia fanno meglio Spagna (+0,2%) e Francia (+0,1%) e peggio la Germania (-0,2%). Unico in Europa il caso dell’Irlanda che mette a segno un +3,5% nel trimestre passato e un +15,7% rispetto allo stesso periodo del 2021.

Per quanto riguarda l’inflazione, secondo le stime Eurostat dovrebbe attestarsi all’8,5% a gennaio, in calo rispetto al 9,2% di dicembre. Tra le singole componenti prevale il dato dell’energia (17,2%, rispetto al 25,5% di dicembre). I Paesi con i tassi di inflazione maggiori sono Lettonia (21,6%), Estonia (18,8%) e Lituania (18,4%). All’opposto Spagna e Lussemburgo (5,8%).

Restano fattori di incertezza per la crescita globale la guerra in Ucraina e le mosse delle banche centrali. In un tweet, il commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni si è detto ottimista per la crescita dell’Eurozona che, nell’ultimo trimestre dell’anno, ha evitato di andare in territorio negativo. «Continuiamo a dover far fronte a numerose sfide, ma oggi le prospettive appaiono migliori rispetto all’autunno scorso» ha concluso Gentiloni.

No Comments Yet

Leave a Reply