Negli ultimi anni ha fatto molto scalpore il fenomeno mediorientale delle spose bambine. Giovani ragazze, che spesso non hanno neanche a 10 anni, costrette a unirsi per la vita a uomini molto più grandi di loro. Un altro caso che viene frequentemente dimenticato, ma che attanaglia allo stesso modo la società orientale, è quello delle bambine monache. In questi giorni ha fatto il giro del mondo la notizia di Devanshi Sanghvi, piccola ereditiera di 8 anni che ha deciso di dedicarsi completamente alla vita spirituale. Rinunciando al suo patrimonio da 60 milioni di dollari, si è ritirata in un convento giainista.
Il contesto religioso in India
A differenza della cultura occidentale moderna, in quella indiana l’ateismo non esiste. Circa l’80% della popolazione si professa induista, mentre il 14% aderisce all’Islam. Sebbene queste siano le fedi dominanti, nel Paese sono presenti moltissimi culti, celebrati da delle minoranze di credenti. Fra queste, ad esempio, troviamo il buddismo, il cristianesimo e altre religioni locali come il sikhismo e il giainismo. Il coesistere di religioni così differenti fra loro è stato possibile grazie ad un’assimilazione tra le varie fedi, sviluppatasi nel corso dei secoli attraverso invasioni e conquiste che hanno caratterizzato il continente asiatico. Nonostante il mondo contemporaneo sia distinto da un progressivo allontanamento dalla religione, in India la fede continua ad avere un ruolo chiave nella vita delle persone. Culti e rituali, uniti a tutte le attività collaterali, sono il veicolo principale della socialità. La maggior parte degli indiani compie riti quotidianamente, ma l’osservanza della liturgia varia sia da persona a persona, sia da regione a regione.
Il Giainismo fra privazione e spiritualità
Il giainismo, la religione a cui ha deciso di votarsi la piccola Devanshi, è un culto che conta 4 milioni di fedeli ed ha come obiettivo la salvezza dell’anima, ottenibile attraverso un percorso di privazione e rinuncia. La dottrina si divide in sette verità fondamentali denominate tattva: jīva, la sostanza spirituale che costituisce le anime, ajīva, le sostanze inanimate, āśrava, l’afflusso della materia nell’anima, bandha, il legame dell’anima rispetto alla materia, saṃvara, l’arresto dell’afflusso di materia nell’anima, nirjarā, l’eliminazione della materia accumulata, mokṣa, la liberazione dal ciclo delle rinascite. Secondo questa religione, l’austerità è l’unico mezzo utile per eliminare la materia dall’anima, ossia il cosiddetto karma. Intraprendere questo percorso di rigorosità spirituale è il solo modo per interrompere il samsara, ovvero il ciclo delle vite continue. Un altro elemento fondamentale della dottrina giainista è il valore che viene attribuito all’universo, concepito come eterno, increato, senza inizio né fine e si compone di sei sostanze distinguibili tra senzienti e non senzienti. Le sostanze non senzienti, o inanimate, sono quattro: lo spazio, il moto, la quiete e la materia. Quelle senzienti invece sono infinite ed eterne, mutevoli ed incorporee, e dotate di quattro perfezioni: darsana (vista), jnana (conoscenza), sukha (felicità), virya (azione).
Una volta compreso il valore dell’anima per il culto giainista, è di evidente chiarezza come il fine di una vita fatta di privazioni sia il raggiungimento dell’onniscienza dello spirito. Tale traguardo è rappresentato dalla conquista delle tre gemme che sormontano la svastica, simbolo del culto; esse rappresentano la reta fede, la retta conoscenza e la retta condotta.
Devanshi Sanghvi: il piccolo diamante giainista
Lo stereotipo generale vuole che i migliori amici di una donna siano i diamanti. Non sempre però questo risulta essere vero, anche se fra i diamanti ci nasci. Devanshi Sanghivi è una bambina indiana con alle spalle un potenziale patrimonio di 60 milioni di dollari, che erediterebbe dalla famiglia di mercanti di gioielli. Eppure, a soli 8 anni, sembrerebbe aver deciso autonomamente di abbandonare la sua vita di privilegi per abbracciare l’abito monacale. Il mondo intero si chiede come mai la famiglia della piccola non sia intervenuta per impedirle di prendere una decisione così drastica in un’età in cui la consapevolezza di sé non è ancora formata. La famiglia Sanghvi è molto nota in India per essere estremamente religiosa e Devanshi, a quanto riferisce il Times of India, sembrerebbe essere nata con una particolare vocazione spirituale. La bambina da anni prega tre o più volte al giorno, non ha mai perso tempo a guardare la televisione o a dedicarsi a frivolezze e ha già partecipato a 367 iniziazioni religiose. Per la famiglia poi, la scelta di dedicarsi ad una vita di sacrificio, in virtù del contesto in cui vivono, è motivo di grande vanto e ammirazione da parte della comunità. Per questo motivo, è stata organizzata una grande festa, fatta di sfarzo e lusso, per celebrare la decisione della figlia. Durata quattro giorni, al termine del ricevimento la piccola è stata svestita dagli abiti costosi e dai preziosi gioielli per sostituirli con un modesto saio bianco. Prima che si ritirasse, secondo quanto prevede il rito, le sono stati strappati i capelli e le è stata consegnata la scopa che dovrà usare per spazzare il pavimento sul quale dormirà.
Sebbene la scelta sembri convinta e definitiva, non è scontato che la giovane possa cambiare idea in futuro. Sono molti, infatti, i casi di bambine monache che, una volta cresciute, sono tornate indietro nella loro decisione. Una vita del genere è infatti logorante e il caso di Mahasatiji Ojasvinibai ne è l’esempio: entrata in monastero all’età di 9 anni, ha deciso di uscirvi a 28 comunicandolo con una telefonata al fratello e scomparendo nel nulla con l’uomo che aveva deciso di sposare.