Michele Fini: il fotografo della pasta

Pellicola, mirino, acqua e farina. Questi ingredienti, apparentemente, non hanno nulla in comune. Non per Michele Fini però, che dopo anni di lavoro in un pastificio di San Severo si è completamente dedicato alla fotografia. Il suo marchio di fabbrica? Gli scatti alla pasta.

«Per me la fotografia è stata una medicina, mi ha aiutato a risollevarmi da un momento molto negativo della mia vita» mentre Michele lo racconta la luce del pomeriggio fa brillare forchette e coltelli appoggiate sul tavolo del suo studio.

Sta lavorando a un progetto fotografico che ha come soggetto un matrimonio tra due donne. «L’ho intitolata “s… posate”. Ci sono due forchette, il velo l’ho realizzato con degli spaghetti cotti mentre il papillon è la pasta con formato farfalla» spiega.

 

 

Nei suoi scatti ironia e provocazione sono sempre presenti, oltre a titoli che hanno alla base giochi di parole. Perché proprio la pasta? «Forse a causa del mio precedente lavoro. Se dovessi cercare una vera e propria ragione, però, è perché voglio mostrare alle persone cosa c’è dentro la pasta. Far vedere a tutti il miracolo di acqua e farina» gli trema un po’ la voce mentre lo dice.

C’è anche un altro motivo, uno più profondo e radicato nell’animo di chi è nato e vissuto in una città pugliese saldamente ancorata alle tradizioni. «Posso dire di aver sempre avuto le mani in pasta –  aggiunge Michele – uno dei ricordi più belli è quello di quando ero bambino e mia nonna ogni domenica mattina faceva la pasta in casa. Mi incuriosivo e mi divertivo ad aiutarla».

I suoi scatti

 

 

Proprio San Severo ha giocato un ruolo fondamentale nella carriera fotografica di Michele: «Da quando mi sono iscritto al circolo fotografico della mia città ho avuto l’opportunità di conoscere tantissimi professionisti che mi hanno aiutato. Io sono praticamente un autodidatta, un po’ alla volta ho collezionato conoscenza e acquisito tecnica» conclude.

Tra i vari sogni nel cassetto c’è quello di raccontare con le fotografie la propria storia, un modo per mettersi a nudo o come direbbe lui “mostrare di che pasta è fatto”.

Eleonora di Nonno

Classe '99, pugliese ma abito il momento. Divoratrice di libri e inguaribile ficcanaso. Per descrivermi ecco le rime di Caparezza: "L'inchiostro scorre al posto del sangue; Basta una penna e rido come fa un clown; A volte la felicità costa meno di un pound".

No Comments Yet

Leave a Reply