Passi avanti nella fornitura dei carri armati Leopard 2 all’Ucraina. Nella serata del 22 gennaio, dopo giorni di discussione e richieste di Kiev, il ministro degli esteri tedesco, Annalena Baerbock, ha aperto alla possibilità di fornire i tank attraverso la Polonia.
«Non ci opporremo»
Intervistata dall’emittente televisiva francese LCI a margine di un vertice tra Emmanuel Macron e Olaf Scholz, Baerbock ha affermato che, come governo tedesco, «se ci viene posta la richiesta, non ci opporremo» all’invio dei Leopard. Il riferimento è alle insistenti spinte da parte della Polonia, che da giorni dichiara di voler traferire all’Ucraina alcuni dei tank a sua disposizione. «Per il momento – ha precisato il ministro – la domanda non è stata posta».
Perché serve il consenso tedesco
Oltre a Varsavia, anche Helsinki ha parlato di inviare i Leopard agli ucraini. Entrambi gli stati baltici avevano sostenuto di essere pronti a farlo anche senza il consenso di Berlino. La dichiarazione di Baerbock, però, non ha avuto solo lo scopo di mostrare un’apertura tedesca. C’è un secondo fine nelle sue parole: riaffermare il primato della Germania su ogni decisione riguardante i carri armati della Krauss-Maffei.
Tutti gli stati che operano il veicolo, infatti, entrano a far parte di un consorzio, il LEOBEN, che non solo gestisce gli approvigionamenti e lo stoccaggio di pezzi di ricambio, ma ha anche l’ultima parola su nuove vendite o trasferimenti di veicoli.
La guida del gruppo spetta alla Germania. Il che significa che, senza l’approvazione di Berlino, nessun tank può essere donato da un operatore a paesi terzi.
La ritrosia di Scholz
Durante il forum economico di Davos e, per bocca del ministro della difesa Boris Pistorius, all’assemblea dei paesi che sostengono l’Ucraina, tenutasi la scorsa settimana alla base americana di Ramstein, il cancelliere tedesco Scholz aveva espresso i suoi dubbi.
Fornire i Leopard all’Ucraina, dal suo punto di vista, comporterebbe un eccessivo coinvolgimento occidentale nella guerra. Il leader socialdemocratico ha fatto capire di non essere disposto a trasformare la Germania nel paese che potrebbe causare l’allargamento del conflitto. Da qui le sue affermazioni, poi ritrattate, sulla necessità che fossero gli Stati Uniti, con i loro M1 Abrams, a muoversi per primi. E sempre da qui, davanti all’insistenza degli alleati, deriverebbe lo spiraglio aperto dal ministro degli esteri. Mezzi tedeschi, sì, ma forniti dalla Polonia. Vale a dire: concediamo le armi, ma la responsabilità è di qualcun altro.