Continua la trattativa con le associazioni dei gestori delle pompe di benzina. Il 19 gennaio alle 9:30 l’ennesimo incontro inconcludente nella Sala Parlamentino del Ministero per le Imprese e il Made in Italy. Al centro del tavolo tecnico il malcontento a seguito del decreto trasparenza e le accuse di speculazione lanciate contro la categoria da alcuni esponenti del governo. «Lo sciopero è confermato», ribadiscono le associazioni Faib, Fegica e Figisc Anisa in conferenza.
Le richieste del garante per gli scioperi
L’Autorità garante per gli scioperi prende atto dello stop annunciato dalle 19.00 del 24 gennaio 2023 alle 07.00 del 27 gennaio 2023 dei gestori della rete carburanti: 60 ore in tutto. L’invito alle associazioni è però quello di valutare una riduzione della durata complessiva della chiusura degli impianti «al fine di limitare i disagi a cui, inevitabilmente, andrebbero incontro i cittadini a fronte di una prolungata chiusura dei distributori di carburante sulla rete ordinaria e autostradale». Queste le parole del presidente della Commissione Giuseppe Santoro-Passarelli.
La risposta delle associazioni
La Fegica (Federazione italiana gestori carburanti e affini) ha comunicato subito dopo che lo sciopero dei benzinai si riduce da 60 a 48 ore: è cioè previsto dalle ore 19 del 24 alle ore 19 del 26 gennaio 2023 (invece che alle 7 del mattino del 27). L’associazione in una nota «prende atto con soddisfazione della dichiarazione di legittimità, riferita alla proclamazione di sciopero nazionale della categoria, ricevuta dalla Commissione di garanzia per lo sciopero nei pubblici servizi essenziali. Al contempo, accogliendo la sollecitazione della medesima Autorità, con senso di responsabilità e con la volontà di limitare ogni disagio per i cittadini/consumatori, annuncia formalmente di ridurre da 60 a 48 ore la durata dello sciopero già proclamato».
Maxi-frode sui carburanti
Nel frattempo la Procura di Nocera Inferiore (Salerno) ha annunciato un sequestro per 136 milioni di euro nei confronti di «una tra le cinque (società) maggiori in Italia per la distribuzione di prodotti energetici», della quale non è stato ancora rivelato il nome. Il complesso meccanismo scoperto dalla Guardia di Finanza permetteva di vendere il carburante a prezzi più bassi, attraverso il mancato pagamento dell’Iva. I capitali accumulati erano anche stati utilizzati per l’acquisto di immobili.