Insorge la FLC-CGIL contro la legge di bilancio 2023, su cui il Governo sta lavorando in questi giorni. In un articolo diffuso il 29 novembre, il principale sindacato degli insegnanti ha espresso la propria delusione di fronte ad una manovra che è in «tragica continuità» con il passato. Un provvedimento nel quale «alla scuola statale sono riservate meno che briciole e anzi, si realizzano ancora tagli sia agli istituti che al personale». Con, in aggiunta, l’assenza di tematiche importanti per il sindacato come l’ampliamento del tempo della scuola, il potenziamento dell’organico scolastico e l’aumento dei salari.
IL BILANCIO DELLO STATO E QUELLO DELLA SCUOLA: I NUMERI
La manovra prevede una riorganizzazione di tutto il sistema scolastico italiano. Il minimo di studenti iscritti ad un istituto è innalzato da 600 a 900 (il massimo sarà di 1.000). Ciò porterà all’accorpamento, e di conseguenza alla scomparsa, di diverse scuole. È stato calcolato che già nel corso del 2023 ne spariranno circa 177, mentre nei prossimi dieci anni passeranno dalle attuali 8.136 a 6.885. Seguiranno poi anche tagli del personale, in particolare di quello dirigenziale. Nel biennio 2023-2024, questo diminuirà di più di 1400 unità, a seguito della mancata sostituzione dei presidi che andranno in pensione, cosa che porterà ad un risparmio di circa 100 milioni di euro. I sindacati hanno poi sollevato preoccupazioni anche per il destino degli edifici attualmente in uso e che verranno abbandonati a seguito dell’accorpamento degli istituti.
Sul fronte degli investimenti, invece, ci sono due possibilità ancora al vaglio del Governo per la scuola pubblica: o lo stanziamento di 150 mln di euro da destinare al personale o il ripristino del taglio di 126 mln per il funzionamento scolastico. Provvedimenti che la FLC-CGIL bolla come «misure minimali e parziali», allo stesso modo di quelli dedicati all’università e alla ricerca che avrebbero «effetti finanziari neutri». A tutto ciò poi si affiancano i finanziamenti alle scuole private che ammontano a 70 mln a fronte di un’offerta formativa che, fa notare il sindacato, ammonta solo al 10% del totale.
IL PUNTO DI VISTA DELLE ISTITUZIONI
Nel pomeriggio del 29 novembre c’è stato un incontro tra le organizzazioni sindacali che rappresentano la dirigenza scolastica e il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara. Da una parte, quest’ultimo ha motivato i tagli presenti nella legge di bilancio con le previsioni dell’ISTAT, che danno la popolazione scolastica in diminuzione del 25% nei prossimi dieci anni a causa del crollo del tasso di natalità. Inoltre, la riorganizzazione dovrebbe perseguire gli obiettivi del PNRR in tema di qualità della formazione. Valditara ha poi cercato di tranquillizzare i sindacati sul meccanismo degli accorpamenti. Ad ogni regione sarà assegnato un certo numero di istituti scolastici sulla base dei dirigenti disponibili. Saranno poi le regioni stesse a decidere quali scuole tenere aperte (anche se sottodimensionate) e quali chiudere. Il ministro ha comunque promesso l’apertura di un tavolo di discussione sulla parte di legge di bilancio che riguarda la scuola.