Mario Draghi si è dimesso e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha respinto le sue dimissioni.
La decisione del premier è stata presa dopo lo strappo del M5s che, nella giornata del 14 luglio, non ha votato al Senato la fiducia sul decreto Aiuti. Il provvedimento ha comunque ottenuto numeri sufficienti: 172 sì e 39 no. La fiducia c’è, ma per Draghi – che appena concluso il voto è salito al Quirinale, dove è stato circa un’ora – non è abbastanza. Infatti l’astensione degli uomini di Conte è stata la conferma per l’ex presidente della Bce dell’impossibilità di prolungare la permanenza a Palazzo Chigi.
Il premier ha sottolineato: «Le votazioni in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più». Anche le condizioni per realizzare il programma «non ci sono più». Draghi ha ringraziato i suoi ministri: «Dobbiamo essere orgogliosi per il lavoro che abbiamo svolto».
La risposta del Quirinale
Nella tarda serata del 14 luglio, il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha però respinto le dimissioni e rinviato Draghi alle Camere per «effettuare, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata» con il non voto della fiducia del Movimento 5 Stelle.
Il Presidente #Mattarella ha ricevuto al #Quirinale il Presidente del Consiglio Mario #Draghi, il comunicato: pic.twitter.com/WGRQUnnOQL
— Quirinale (@Quirinale) July 14, 2022
Si apre dunque una sospensione politica di cinque giorni. Infatti, mercoledì 20 luglio, Mario Draghi, al rientro da Algeri per gli accordi sul gas, si presenterà in Parlamento per spiegare le ragioni che hanno portato alla sua scelta. Ma cosa potrebbe succedere? Si capirà se la volontà di dimettersi del premier è davvero irremovibile. In caso contrario, toccherà ai partiti decidere se rinnovare o meno la fiducia.
