«Non posso più continuare a soffrire a causa dei ritardi di uno Stato che mi ignora», queste le parole pronunciate da una voce artificiale. Sono le volontà di Fabio Ridolfi, espresse tramite un puntatore oculare, unico mezzo con cui può comunicare.
Fabio Ridolfi, 46enne di Fermignano (Pesaro), immobilizzato da 18 anni a letto a causa di una tetraparesi, ha scelto di morire con una sedazione profonda e continua. Così come prevede la legge sul biotestamento del 2017, eserciterà il diritto di rinuncia ai trattamenti vitali, come per esempio la somministrazione di cibo. Vuol dire che i suoi dolori dureranno diversi giorni e verranno solo parzialmente attenuati da alcune medicine.
Cosa ha portato Ridolfi a questa scelta nonostante la sentenza 242 della Corte Costituzionale abbia formalmente riconosciuto il diritto al più rapido e indolore suicidio medicalmente assistito? Il ritardo del Servizio Sanitario Regionale delle Marche. Per 40 giorni Ridolfi ha atteso che l’Azienda Sanitaria (Asur) indicasse il parere sul farmaco e sulle relative modalità di somministrazione. Senza questa risposta è impossibile procedere.
Il paziente marchigiano è il terzo in pochi mesi a scontrarsi con la lentezza dell’Asur Marche. Il 27 maggio l’Associazione Luca Coscioni aveva condiviso il video in cui Ridolfi chiedeva di accelerare i tempi. Il via libera arrivato subito dopo da parte del Comitato Etico competente sembrava aver sbloccato la situazione, ma dopo una decina di giorni di silenzio Fabio ha preso la decisione di procedere lo stesso.
Fabio ha tutti i requisiti previsti dalla Corte costituzionale per essere aiutato a morire. Compresa la "sofferenza insopportabile". Fabio ha diritto ad una risposta immediata. #EutanasiaLegale #LiberiFinoAllaFine https://t.co/OMxDY57aUD pic.twitter.com/icrOc7Nb2k
— Associazione Luca Coscioni (@ass_coscioni) May 27, 2022
Il suicidio assistito
La sentenza 242 del 2019 della Corte Costituzionale riconosce formalmente il suicidio assistito. La cosiddetta sentenza Cappato ha stabilito che non è punibile chi aiuta un’altra persona a morire nel caso in cui quest’ultima sia in una condizione simile a quella di Fabiano Antoniani, meglio conosciuto come Dj Fabo.
Da allora i pazienti, in uno stato di salute comparabile al suo, hanno iniziato a rivendicare lo stesso trattamento. Nel frattempo il quesito referendario sull’eutanasia è stato dichiarato inammissibile dalla Corte Costituzionale, mentre la Camera ha approvato un disegno di legge che introduce alcune restrizioni. Saranno esclusi dai destinatari della misura i pazienti che non sono tenuti in vita da trattamenti e per il personale sanitario sarà possibile scegliere l’obiezione di coscienza.
Contro il disegno di legge al Senato
Il disegno di legge, che dovrà ora essere approvato al Senato, divide il popolo e il parlamento che lo rappresenta. L’Associazione Luca Coscioni, sostenitrice del diritto al suicidio assistito, chiede che la legge sia modificata. Il loro obiettivo è eliminare le discriminazioni verso i pazienti terminali che non sono tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale, come ad esempio i malati di cancro.
I movimenti pro life, invece, mettono in guardia sui condizionamenti che la legge potrebbe subire a causa dei casi come quello di dj Fabo.
Per entrambe le parti in gioco bisogna regolarizzare il suicidio assistito ed evitare che siano le sentenze a prendere delle decisioni che spetterebbero al Parlamento. Occorre non lasciare più da soli i pazienti, senza le cure che meriterebbero fino all’ultimo respiro.