Nella notte di lunedì 30 maggio, l’Unione europea ha raggiunto l’accordo per bloccare le importazioni di petrolio russo. Ad annunciarlo al termine di un vertice straordinario è stato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Nei prossimi giorni il Consiglio europeo dovrebbe approvare formalmente il nuovo pacchetto di sanzioni.
L’accordo nel dettaglio
Agreement to ban export of Russian oil to the EU.
This immediately covers more than 2/3 of oil imports from Russia, cutting a huge source of financing for its war machine.
Maximum pressure on Russia to end the war.
— Charles Michel (@eucopresident) May 30, 2022
«L’iniziativa riguarda immediatamente più di 2/3 delle importazioni di petrolio dalla Russia, tagliando un’enorme fonte di finanziamento per la sua macchina da guerra», ha twittato Michel.
Gli oleodotti continueranno temporaneamente a trasportare petrolio greggio nei paesi europei. Al contrario, le spedizioni marittime, che rappresentano i 2/3 delle importazioni totali, saranno bloccate entro la fine dell’anno.
A beneficiare del permesso temporaneo di continuare a trasportare petrolio sarà soprattutto l’oleodotto Druzhba: soprannominato “l’oleodotto dell’Amicizia”, con i suoi 4.000 chilometri è il più lungo del mondo ed è il condotto principale per il trasporto del petrolio dalla Russia all’Europa.
Garantendo l’esenzione temporanea, l’Unione Europea vuole permettere di trovare fonti energetiche alternative a quei Paesi che sono fortemente dipendenti dall’oleodotto Druzhba, come ad esempio Ungheria e Slovacchia.
Al contrario, paesi che potrebbero optare per la stessa esenzione, come la Germania e la Polonia, si sono impegnati a interrompere di fatto le importazioni di petrolio dall’oleodotto, secondo quanto riportato da alcuni diplomatici dell’UE.
Così facendo, già nei prossimi giorni sarà possibile interrompere il 90% delle importazioni di petrolio russo.
Le criticità
Intanto la Repubblica ceca ha ottenuto un’esenzione di 18 mesi dal blocco delle importazioni, mentre l’Ungheria, fortemente dipendente dal greggio russo, ha ottenuto un’esenzione di emergenza nel caso di interruzioni improvvise di gas al fine di garantire la propria sicurezza energetica.
«Siamo pronti a sostenere il sesto pacchetto di sanzioni se ci saranno soluzioni per l’Ungheria. L’esenzione del petrolio via oleodotto è una buona soluzione, ma dobbiamo avere garanzie di poter avere il petrolio russo in altro modo se ci dovesse essere un incidente al condotto», ha dichiarato il premier ungherese Viktor Orbán.
L’embargo sul petrolio russo arriva dopo un mese di trattative all’interno dell’Unione Europea. Se infatti da una parte è una mossa fondamentale per eliminare una fonte di finanziamento della Russia per la guerra contro l’Ucraina, dall’altra l’Ungheria si era sempre opposta per le possibili difficoltà energetiche.
Le conseguenze dell’embargo sul petrolio russo
Le misure europee avranno un forte impatto sulla Russia di Vladimir Putin. Il petrolio infatti rappresenta l’entrata energetica maggiore per la Russia dai mercati europei. Anche se attualmente le importazioni sono già diminuite, prima dell’invasione dell’Ucraina l’Europa importava dalla Russia 2,2 milioni di barili di petrolio al giorno e 1,2 mln di barili di prodotti raffinati.
Dal punto di vista economico, il petrolio porta alla Russia proventi tre volte più alti rispetto a quelli che derivano dal gas. Dal 24 febbraio, giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, l’Europa ha versato 29 miliardi di euro per il greggio, contro i 25 per il gas.
Adesso la Russia dovrà rinunciare al 45% del suo export di greggio e trovare nuovi mercati. Un’operazione non semplice, che richiederà del tempo.