Lunedì 30 maggio non sarà giorno di scuola, bensì di protesta. Centinaia di pullman di docenti da tutta Italia sono arrivati a Roma per partecipare alla manifestazione in Piazza Santi Apostoli. Indetto dai sindacati Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief, i motivi di questo sciopero sono reclutamento, formazione, risorse per il contratto e precari. Alle 11.30 di lunedì 30 maggio, in base ai primi dati a disposizione, secondo il portale Orizzontescuola.it, quasi il 10% di docenti e personale Ata ha aderito. Si tratta, però, di statistiche ancora provvisorie.
Al centro del dibattito il decreto 36
Rischio scuole chiuse in molte città d’Italia a pochi giorni dalle ultime campanelle dell’anno scolastico. Il perno di tutta la protesta sono le novità introdotte dal Governo con il Decreto Legge 36/22, in discussione al Senato, che hanno portato al primo sciopero unitario del settore dal 2015. Per i sindacati il decreto «invade i campi della contrattazione in materia di reclutamento e formazione: capitoli che dovrebbero essere regolati tra le parti. Quella disegnata dal decreto è una formazione finanziata con un cospicuo taglio di personale (10 mila unità), mentre le nuove modalità di reclutamento non lasciano nessuna possibilità di stabilizzazione per i precari. Il tutto, tradendo lo spirito del Patto per la scuola, siglato un anno fa, che invece ‘prometteva’ scelte condivise. Infine sul contratto le cifre stanziate sono assolutamente insufficienti per dare una risposta dignitosa all`impegno del personale della scuola».
Le richieste dei sindacati
Quattro le richieste principali dei sindacati al governo: la prima, eliminare dal decreto tutte le disposizioni che invadono il campo della contrattazione, dalla formazione agli aspetti economici e normativi che riguardano il rapporto di lavoro. Rivalutare nel nuovo contratto le retribuzioni. Dare stabilità al lavoro e rafforzare gli organici invece che tagliarli, con un sistema di reclutamento che assicuri la copertura dei posti vacanti e preveda opportunità di stabilizzazione per i precari. Infine riconoscere la professionalità di chi lavora nella scuola come risorsa fondamentale e mettere in sicurezza le scuole, riducendo gli alunni per classe.
#Scuola @monicacisl (@cislscuola ER) a @FlywebRadio : 🗣“Servono investimenti non tagli. Ecco perché oggi scioperiamo e manifestiamo a #Roma, in piazza Santi Apostoli. E sull’#EmiliaRomagna …”👉https://t.co/9HLANxo7hG pic.twitter.com/TtvmJEfmx0
— Cisl Emilia Romagna (@Cisl_ER) May 30, 2022
I presidi contro lo sciopero
Si è opposto però allo sciopero il sindacato Anp dei presidi. «Il ritornello è il solito: stabilizzare i precari, non considerando per nulla il diritto degli alunni ad avere insegnanti migliori, più preparati, più aggiornati», osserva Cristina Costarelli di Anp Lazio. «E si vuole evidentemente la distribuzione a pioggia di soldi per tutti. Non si vuol sentire parlare di merito e differenziazioni. Più soldi per tutti ha un sapore populista senza utilizzare gli aumenti per restituire efficienza e premialità», ha aggiunto Mario Rusconi di Anp Roma.