Per la prima volta nella storia è stato completamente sequenziato il DNA umano proveniente dai resti di un abitante di Pompei, ucciso dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.. L’uomo aveva tra i 35 e i 40 anni ed era affetto dalla spondilite tubercolare, una malattia della spina dorsale, largamente diffusa in epoca romana imperiale, che lo limitava molto nei movimenti. Essa forse giustifica la posizione nella quale è stato ritrovato lo scheletro: reclinato su quello che era un divano di legno, con le braccia conserte sotto la testa e le gambe distese sul pavimento.
LE ANALISI
I resti, in realtà, sono stati ritrovati negli anni ’30 nella cosiddetta “Casa del Fabbro” e lì sono rimasti fino al 2016, quando, durante un restauro dell’edificio, sono stati rimossi per essere studiato. Il Dr. Gabriele Scorrano, genetista dell’Università di Copenhagen e dell’Università di Roma Tor Vergata, e la Dott.ssa Serena Viva, archeologa funeraria dell’Università del Salento, alla guida di un team internazionale, hanno condotto le analisi. Il 26 maggio, hanno poi pubblicato i risultati del loro lavoro in un articolo sulla rivista Scientific Reports.
Scorrano ha detto che lo stato di conservazione dei resti era ottimo: «non devono essere venuti a contatto con temperature troppo elevate». Inoltre, la cenere che li circondava ha aiutato la loro preservazione. Gli scienziati hanno fatto le analisi prendendo dei campioni dal petroso, un osso molto denso che avvolge l’orecchio interno. Essi hanno poi confrontato il DNA completamente sequenziato con mappe genetiche di circa 1500 esseri umani di etnia eurasiatica. In questo modo, è emerso come gli antenati dell’uomo della “Casa del Fabbro” provenissero dalla Sardegna e dall’Anatolia (la parte occidentale della Turchia). Questo elemento rafforza la tesi, desunta da studi precedenti, che 2000 anni fa la popolazione della penisola italica aveva un DNA proveniente da diverse etnie.
“DIVORZIO ALL’ITALIANA” ANTE LITTERAM
Vicino al corpo dell’uomo c’erano anche i resti di una donna. Questa aveva le braccia aggrappate al bordo del divano e, tra i piedi, teneva una borsa di stoffa contenente 26 monete d’argento. Gli scienziati hanno stimato che avesse avuto circa 50 anni al momento dell’eruzione. Tuttavia, non hanno potuto fare un’analisi genetica approfondita su di lei.
Un componente della squadra che hanno lavorato sui resti dell’uomo, il Prof. Macciardi, docente di psichiatria molecolare dell’Università della California (Stati Uniti), ha dato una lettura interessante della scenda domestica fissata dall’eruzione del Vesuvio. L’ha accostata infatti al film “Divorzio all’italiana” (1961), dicendo: «Mastroianni (il protagonista, ndr) vuole liberare il mondo dalla sua noiosa moglie, che continua a pretendere che lui dica che la ama. Stufo, scappa dalla camera da letto, prepara un divano e sogna di corteggiare la cugina adolescente. È così – conclude Macciardi – che mi immagino l’uomo di Pompei».