Quanti animali sognano di essere salvati da abusi e torture: tanti non lo saranno mai, ma molti altri sì. Questo è possibile grazie all’impegno di organizzazioni senza scopo di lucro come Progetto Islander, fondato nel 2012 da Nicole Berlusconi.
Sfruttati, picchiati, condotti quasi alla morte. Questa è la triste storia di tanti equidi, tra cui cavalli, pony, muli, asini e bardotti. Un racconto fatto di dettagli crudi e privi di tatto, che, fortunatamente, talvolta si intreccia con quello di Progetto Islander, associazione no profit nata dalla volontà, dall’impegno e dall’amore per gli animali di Nicole Berlusconi.
La riabilitazione psicofisica di queste creature, che provengono da sequestri messi in atto a causa di reati di maltrattamento, è il centro delle attività di cui si occupa la Onlus. La storia che ogni giorno questa organizzazione scrive su sé stessa – salvando sempre più animali ridotti in pessime condizioni – prende il via da un nome proprio, quello della prima cavalla da salto della fondatrice del progetto. Il nome era, appunto, Islander.
Quando una passione permette di salvare vite
Nicole Berlusconi, bionda trentenne, figlia di Paolo Berlusconi e nipote di Silvio, è un’amazzone da quando inizia a montare all’età di undici anni. La sua passione per il mondo equestre la conduce, crescendo, ad allontanarsi dall’agonismo, decidendo di prendere le distanze da un mondo sportivo non sempre roseo. Così, l’attenzione principale della giovane si focalizza sul recupero – sotto segnalazione – di cavalli maltrattati.
L’attività dell’associazione prende piede e si concretizza in un luogo paradisiaco, dai tratti magici – il Lago Maggiore – in particolare, nella Tenuta di Angera. La sede che ospita il progetto è l’azienda agricola “La Mia Terra”.
Uno scenario abitato da prati, boschetti, maneggi, dove gli animali possono «vivere liberi di pascolare nei paddock tutto il giorno», racconta Nicole, in un’intervista pubblicata da Repubblica il 5 novembre 2021.
Dal 2012 fino ad ora, i cavalli salvati sono stati oltre 500, casi su cui la Onlus è intervenuta grazie a comunicazioni che – di solito – giungono da soggetti privati anonimi, timorosi – in caso di identificazione – di subire ritorsioni.
Per ogni intervento, tutte le spese legali, di mantenimento e di trasporto, oltre a quelle relative alle cure veterinarie, sono a carico dell’associazione.
I volontari, presenze chiave del progetto
Il centro può contare su una squadra di persone che, ogni giorno, contribuisce a portare avanti questa iniziativa: qualcuno si occupa delle segnalazioni, qualcun altro, invece, delle adozioni…
Nel gruppo, c’è anche Alessandro Puccia, 32 anni, di Varese, responsabile della scuderia e coordinatore delle attività di volontariato che si svolgono nella sede della Onlus.
Coloro che desiderano proporsi per aiutare il team di Progetto Islander, devono frequentare un corso specifico, che li prepari a rapportarsi con situazioni molto delicate, da un punto di vista emotivo e pratico. «I volontari devono avere almeno una minima esperienza nell’approcciarsi ai cavalli».
«Le attività da svolgere sono tante e diverse. C’è sempre qualcosa da fare – dalla pulizia dei paddock all’occuparsi di un branco. Il livello di conoscenza e tecnica, quindi, può essere differente, ma deve esserci», racconta Alessandro. E aggiunge: «È importante che i volontari di Progetto Islander garantiscano una presenza di almeno un giorno a settimana. Ciò consente di avere continuità per l’organizzazione di gestione».
La collaborazione con etologi, veterinari e forze dell’ordine è costante.
La speranza di una vita migliore
L’obiettivo dell’associazione è consentire a questi esseri viventi, che hanno subito torture, di continuare la propria vita immersi nell’amore di una vera famiglia, quella giusta, per sempre. È capitato, però, che ciò non avvenisse e che l’adottato fosse riportato alla sede della Onlus dai volontari.
Per cercare di garantire un’esistenza migliore a queste vittime della crudeltà umana, l’organizzazione resterà in maniera continuativa – anche dopo l’adozione – custode giudiziaria degli animali, per poter – in qualsiasi momento – controllare e verificare che siano costantemente assicurate le condizioni per vivere in modo degno e sereno.
«Sfortunatamente», racconta Alessandro, «alcuni cavalli sono stati dissequestrati, dovendo così, tornare al proprietario stesso, dal quale erano stati allontanati».
L’associazione fa parte della commissione etica alla Fiera Cavalli di Verona.
«In Italia non si fa ancora abbastanza», dichiara la fondatrice, «le federazioni potrebbero attivarsi di più. Il problema non è lo sport, ma il singolo individuo».
Progetto Islander rappresenta la luce in fondo al tunnel per tantissimi equidi sfruttati – oltre che per molti altri animali sull’intero territorio nazionale – un bagliore che dovrebbe racchiudere l’inizio di una nuova storia di vita felice, con la brezza che soffia tra le loro criniere.