Tra mito e presente, Roberto Vecchioni suona otto brani inediti in IULM: «Niente è più greco del presente».

«Niente è più greco del presente». Così recita un verso di Vai, ragazzo”. Uno degli otto brani inediti che Roberto Vecchioni ha suonato all’Università IULM di Milano. Il concerto ha chiuso il ciclo di lezioni del corso Contemporaneità dell’antico – Forme della contemporaneità dell’antico in Iulm, aperto agli studenti dell’università ma anche a tutta la cittadinanza, parte del progetto di Iulm for the City. Le lezioni dei grandi miti della civiltà greca si sono susseguiti alle emozioni del presente, con attenzione anche alla Guerra in Ucraina. Il climax del “Professore” è stato “Luci a San Siro“, dedicata alla vittoria dell’Inter in Coppa Italia.

Eroi antichi

Dalla poetessa Saffo, ad Alessandro Magno, ad Aiace Telamonio, fino all’avventura negli Inferi di Orfeo ed Euridice. Vecchioni, ha cantato il lato umano degli eroi della cultura classica.  Proprio nelle loro delusioni e sofferenze infatti risiede il loro valore eterno e la loro grande contemporaneità. «Sono insegnante di lettere antiche. È quell’ ”antiche” che mi dà fastidio, perché quelle lettere sono di sempre – ha spiegato – Il mito è in noi non soltanto da un punto di vista culturale, ma anche psicologico: tentiamo continuamente di scoprire chi per primo ha tentato di dare una risposta e poi lo divinizziamo. Ripetendo, tentiamo di rivivere il mito». 

I Brani

Il cantautore brianzolo ha cantato pezzi intimi, conosciuti dai suoi fan più accaniti, ma solitamente riservati alla solitudine. Il cielo capovolto (Ultimo canto di Saffo)”,  per esempio, dedicato alla poetessa che, nell’isola di Lesbo, «inventa la poesia lirica». O ancora “Aiace”, il grande eroe incompreso de la guerra di Troia, beffato da Ulisse per ottenere le spoglie di Achille. La piana di Maratona diventa poi il teatro dell’incontro tra un ladro d’armi e un condottiero in punto di morte ne “La battaglia di Maratona”. Un pezzo scritto dal Vecchioni diciassettenne e inciso da Andrea Lo Vecchio nel 1968.

I giovani

«Quando entri in classe alle 8 e rimani quattro ore con i ragazzi, se non esci da lì distrutto non hai fatto il tuo lavoro». Così il Professore ha poi introdotto “Vai, ragazzo”, un brano dedicato ai suoi studenti e alla loro curiosità. «Insieme alle cose noiosissime c’è tanta bellezza nel mondo. Quando leggiamo passi eterni, come quello di Eschilo, in cui il drammaturgo sostiene che per arrivare alla felicità devi passare dal dolore,  i ragazzi mi chiedono: “Quali dolori?”. Io rispondo: “Tutti. Sono una parte della vita”. Anche il più pessimista di tutti (Leopardi), però, vede una siepe e pensa: “Chissà cosa c’è dall’altra parte?”». Come Platone nei suoi scritti, ai giovani il Professore raccomanda: «Non misuratevi con gli altri per migliorare. Siate signori di voi stessi»

Giorgia Colucci

Classe 1998, vivo tra Varese e Milano, ma mi appassiona il mondo. Curiosa su tutto, scrivo di ambiente, di diritti e di casa mia su Il Fatto Quotidiano.it. Oltre a collaborare con Master X, parlo di rock ai microfoni di Radio IULM e di Europa a quelli di Europhonica. Per non farmi mancare niente, anche di cinema su Recencinema.it. Nel 2018 ho pubblicato "Vorrei mettere il mondo in carta", una raccolta di poesie per I Quaderni del bardo Edizioni

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