«Sospenderemo la pubblicazione del giornale online e cartaceo fino al termine dell’operazione speciale sul territorio dell’Ucraina».
Con questa dichiarazione, il giornale indipendente russo Novaya Gazeta ha dichiarato lo stop delle pubblicazioni, online e su carta, fino al termine della guerra contro l’Ucraina. La decisione è arrivata dopo che il giornale ha ricevuto un secondo avvertimento dall’autorità di regolazione delle telecomunicazioni russa, con l’accusa di aver violato la legge sugli “agenti stranieri”.
I motivi della decisione
L’avvertimento di Roskomnadzor, l’organismo di controllo dei media statali, è arrivato dopo che il co-fondatore e direttore di Novaya Gazeta Dmitry Muratov aveva partecipato a un’intervista rilasciata dal presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy a un gruppo di giornalisti russi.
L’accusa mossa al giornale è non avere segnalato come «agente straniero» un’organizzazione citata in un articolo. Con questa espressione, il governo russo intende quei soggetti che riceverebbero fondi dall’estero. Molti, tuttavia, la considerano uno strumento per limitare la libertà di espressione.
Per il quotidiano russo, la decisione di sospendere le pubblicazioni è un modo per evitare la chiusura definitiva. Secondo la legge russa, infatti, il governo ha la facoltà di ritirare la licenza dopo il secondo richiamo.
Il caporedattore Dmitry Muratov aveva deciso di continuare a pubblicare il giornale anche dopo l’invasione russa dell’Ucraina, facendo però una serie di compromessi. Ad esempio, rispettando la direttiva di Roskomnadzor che impone di descrivere il conflitto come “un’operazione speciale”, oppure rinunciando alla pubblicazione dell’intervista del premier ucraino Zelenskij.
L’importanza di Novaya Gazeta
Con la chiusura di Novaya Gazeta, la Russia perde anche l’ultima testata giornalistica indipendente. Secondo il New York Times, infatti, il quotidiano ha contribuito a plasmare il giornalismo investigativo russo dell’epoca post-sovietica.
Uscito per la prima volta nel 1993, il giornale si è distinto per le sue inchieste critiche verso il regime di Vladimir Putin. Alcuni dei suoi servizi più coraggiosi documentavano la guerra in Cecenia e denunciavano le torture e le uccisioni di uomini gay, suscitando indignazione a livello globale.
Il giornale ha pagato le conseguenze delle sue scelte. Nel corso degli ultimi 30 anni ha subito l’omicidio di sei redattori come rappresaglia per alcuni servizi. Tra i giornalisti di Novaya Gazeta che hanno perso la vita in nome della libertà di stampa c’è Anna Politkovskaja, uccisa a Mosca nel 2006.
Nel 2021, il direttore Muratov ha ricevuto il premio Nobel per la pace per le sue battaglie a favore delle libertà giornalistiche in Russia.