L’Università IULM ha conferito la Laurea Magistrale honoris causa in Marketing, consumi e comunicazione all’Ingegner Antonio Percassi, imprenditore eclettico e di successo in molti settori commerciali e imprenditoriali, che si è distinto in particolare per la capacità di lettura e sostegno dei fenomeni sociali e per l’attenzione all’impatto ambientale delle sue iniziative.
«Alle parole ho sempre preferito i fatti. Potrei cavarmela dicendo: speriamo di salvarci». Così ha esordito Antonio Percassi durante la sua lectio. «Per una volta però» – riferisce l’imprenditore nonché presidente dell’Atalanta, «ho deciso di raccontare la mia storia».
PERCASSI: «Siate curiosi. Osservate, immaginate e provate»
«Sono nato a Clusone, mio padre era un minatore e aveva il permesso di tornare a casa una volta l’anno. Mia madre portava avanti la famiglia. Tutti i miei fratelli hanno iniziato a lavorare all’estero, io non volevo. Presto mio papà si è ammalato di silicosi ed è morto. Portavo la colazione per i miei fratelli all’impresa edile e davo una mano lì, quello è stato il mio primo lavoro. È cominciata così… e quell’esperienza ce l’ho dentro ancora. Da allora, mi sono rimaste impresse tre cose: lavorare, essere seri e una parola data vale più di un contratto.
Appena avevo un po’ di tempo libero, giocavo a pallone all’oratorio di Clusone. Durante un torneo, l’allenatore mi schierò in attacco. Alla fine, mi elessero miglior giocatore. Un mio vicino di casa mi chiese di fare un provino all’Atalanta». – Si commuove – «Che dire… è andata bene. Arrivare a Bergamo è stato un sogno.
Amavo il calcio ma l’unica cosa che detestavo era andare il sabato pomeriggio con tutta la squadra al cinema. Quindi inventavo sempre delle scuse e nel frattempo andavo in giro per le vie della città, osservando ciò che piaceva alla gente. Mi piace essere curioso. Mi colpirono le vetrine dei negozi Benetton, così decisi di chiamare la segretaria di Luciano Benetton. O almeno, ci ho provato (mi risponderà mai?). Mi sono giocato la mia unica carta: quella di presentarmi come giocatore, decisamente forte (ho decisamente esagerato).
Luciano Benetton, però, mi ha dato fiducia e, con i pochi soldi che avevo, ho comprato il primo negozio a Bergamo. Il giorno dell’inaugurazione, a 23 anni, mi è cambiata la vita per la seconda volta. Dalla vita calcistica a quella imprenditoriale. L’Atalanta ce l’ho e ce l’avrò nel cuore sempre. Ora se ne occupa tanto mio figlio Luca, amministratore delegato, e Gasperini (allenatore dell’Atalanta n.d.r.). Io me la godo in campo e soffro. Sono stato presidente due volte, oggi sono io al timone e il calcio è soprattutto emozioni.
Non credo di avere grandi insegnamenti da trasmettere».– Conclude l’ingerire Percassi –«Vi dico solo siate curiosi, aprite gli occhi, ascoltate le persone intelligenti e scegliete i migliori collaboratori. Ma non basta: il mondo va guardato con gli occhi, non attraverso uno schermo. Osservate, immaginate e provate. Piedi per terra e, come dico sempre, speriamo di salvarci».