«Se nel 2020 ci siamo fermati per prendere le misure all’emergenza, il 2021 è stato un anno record, chiuso con il raggiungimento di tutti gli obiettivi commerciali, al punto da terminare le vendite già a inizio dicembre». Così Emanuele Rabotti, patron dell’azienda vitivinicola Monte Rossa, racconta come la sua attività sia stata in grado di guardare oltre la pandemia di Covid-19, riuscendo a interpretare un periodo storico che ha ridisegnato la percezione dell’uomo per il vino.
Direttamente a casa
«Nella drammaticità del momento- argomenta Rabotti- una delle poche soddisfazioni che le persone potevano togliersi consisteva nel bere il buon vino a casa». Il problema da risolvere per un produttore, durante la chiusura di bar e ristoranti, è stato quello di raggiungere direttamente i consumatori. «Per questo, abbiamo aperto un negozio di shopping online, che ci ha permesso di farci conoscere da una fetta più ampia di clienti». Di pari passo, prosegue il patron di Monte Rossa, «visto che si poteva uscire solo per fare la spesa, è cresciuta la richiesta nei supermercati. I quali hanno sviluppato l’angolo del vino con cantine di altissimo livello».
Il vino è cultura
Se dunque si può parlare di aspetti positivi legati al Covid, uno di questi è sicuramente la diffusione della cultura del vino. Secondo l’imprenditore, tra sviluppo dell’e-commerce e reparti sempre più curati nei supermercati, «un maggior numero di persone ha scoperto che il buon vino in realtà è accessibile, e che ogni territorio è in grado di offrire cantine di qualità». Una fortuna per tutti i produttori locali, dato che il consumatore, dopo aver provato un vino valido, vuole visitare il territorio da cui nasce l’uva. Così, rivela Rabotti, «sta crescendo rapidamente anche l’enoturismo». L’obiettivo adesso, è «sviluppare un sistema per soddisfare questa richiesta in collaborazione con i nostri competitor».
Gli ostacoli attuali
Ma per un imprenditore le difficoltà non finiscono mai. Quelle attuali derivano dall’aumento dei costi dell’energia e dei materiali. «Se prima un bancale costava tra gli 8 e i 10 euro, a febbraio il prezzo è schizzato a 18 euro e non è detto che lo si riesca a trovare». Spiega Emanuele che comunque non smette di programmare il futuro. «La sfida sarà calibrare il prezzo per mantenere un equilibrio che ci consenta di consolidare il nostro target». Del resto l’imprenditore è certo di poter contare sulle qualità organolettiche del suo prodotto. «Come Monte Rossa puntiamo a mantenere un certo standard di anno in anno. Anche se non tutti i clienti sono enologi o sommelier, il vino parla direttamente al cervello delle persone, il quale sa apprezzare e confermare la qualità percepita». Dunque, «la soddisfazione più grande per un produttore di vini è veder tornare un cliente soddisfatto».
Una storia lunga 50 anni
Oggi l’azienda guidata da Emanuele, con i suoi 70 ettari di terreno produce mediamente 500 mila bottiglie all’anno. Il successo di Monte Rossa, però, risale a cinquant’anni fa, quando nel 1972 Paolo Rabotti e sua moglie Paola Rovetta, genitori di Emanuele, decisero di entrare nel mondo dell’enologia. In quell’anno, forse anche grazie alla «fortuna del principiante», come ammette l’attuale proprietario, «fecero un vino veramente buono».
Da allora, le idee condivise dai due fondatori, hanno contribuito ai risultati ottenuti dalla cantina, ma anche dall’intera regione vinicola italiana.
Dal metodo Franciacorta al Cabochon
Proprio Paolo nel 1978, ponendo le basi per un consorzio dei produttori locali, consentì alla Franciacorta di essere conosciuta nel mondo non più solamente come espressione di un luogo geografico, ma anche come sinonimo di un metodo unico di lavorazione dell’uva. Allo stesso modo, l’attuale proprietario di Monte Rossa, dopo aver ereditato dai genitori la passione per il vino, ha proseguito nel solco del loro lavoro, collaborando spalla a spalla con le altre realtà del territorio. Fin da subito impegnato in sperimentazione e innovazione, Emanuele Rabotti è l’inventore del Cabochon: vino millesimato prodotto per la prima volta nel 1992 e apprezzato anche da Frank Sinatra.
La sede storica
Ma il segreto di Monte Rossa si basa anche sull’unicità del luogo in cui si è sviluppata l’azienda. Situata sulla collina più alta di Bornato (Bs), la cantina madre di casa Rabotti è racchiusa in una borgata medievale estremamente suggestiva. L’ingresso rifinito, la Sala degli Olandesi con le volte affrescate da pittori fiamminghi, la chiesa del tredicesimo secolo che dal punto più elevato della tenuta guarda al Lago d’Iseo. Tutto qui racconta la storia di un progetto lungo più di due generazioni e già pronto a toccare la terza.
Oggi è già domani
Intanto, Monte Rossa costruisce oggi il proprio futuro. Nello specifico, i 50 anni dell’azienda saranno festeggiati a maggio 2022 con l’inaugurazione di una nuova cantina ipogea a Barco di Cazzago: 8 mila metri quadrati per un investimento di 7 milioni di euro. La struttura, ecocompatibile ed ecosostenibile, non servirà ad ampliare la produzione, ma ad affinare e valorizzare la tecnica di produzione dei vini.
«La realizzazione del progetto, iniziato a marzo 2020 (la settimana prima che scattasse il lockdown ndr) permetterà di festeggiare i primi 50 anni in maniera degna», assicura Emanuele. E La capacità di programmazione dimostrata da Monte Rossa, nonostante la pandemia, rappresenta un grande vanto per il proprietario dell’azienda del Franciacorta. Del resto, conclude, «il futuro non si ferma».