L’ Amerigo Vespucci – il veliero della Marina Militare italiana, costruito per addestrare gli allievi dell’Accademia Navale – venne varato il 22 febbraio 1931, a Castellamare di Stabia, nel Regio Cantiere. Sono trascorsi 91 anni da quel magico momento in cui un pezzo di orgoglio italiano ha iniziato a solcare i mari tutto il mondo. La madrina del varo fu la Signora Elena Cerio.
L’inizio del viaggio
L’idea di sostituire, nel 1925, la nave scuola Flavio Gioia portò alla decisione di costruire il meraviglioso veliero Amerigo Vespucci. La nave-scuola venne progettata nello stesso momento della Cristoforo Colombo. Le due imbarcazioni, infatti, possono apparire come gemelle, anche se le dimensioni differiscono lievemente. L’ingegnere che si occupò della progettazione fu Francesco Rotundi, tenente colonnello del Genio navale e Direttore dei regi cantieri navali di Castellamare di Stabia.
Il 26 maggio 1931 la nave venne consegnata alla Regia Marina, entrando poi in servizio come nave-scuola il successivo 6 giugno. La compagna Cristoforo Colombo ebbe, così, una compagna, di tre anni più giovane. Insieme, formarono la Divisione Navi Scuola al comando dell’ammiraglio Domenico Cavagnari.
Il primo viaggio intrapreso dal maestoso veliero iniziò il 2 luglio 1931. La località d’arrivo fu Genova, dove, il 15 ottobre – in una nave completamente allestita – il comandante della stessa, Augusto Radicati di Marmorito, ricevette la bandiera di combattimento.
Il motto primario scelto per accompagnare la magnifica immagine dell’Amerigo Vespucci fu «Per la Patria e per il Re». Nel 1946, con l’avvento della Repubblica Italiana e la caduta della monarchia, il motto vene trasformato in «Saldi nella furia dei venti e degli eventi».
Non chi comincia, ma quel che persevera
L’intensa fase di addestramento durante la campagna d’istruzione porta i cadetti chiamati a salpare e vivere l’Amerigo Vespucci per circa tre mesi. Il rituale vuole che tutti i soldati che ogni volta varcano la scaletta del veliero, si radunino nell’area centrale della nave. Qui, sul ponte di coperta, stazionano davanti al motto assegnato nel 1978: «Non chi comincia, ma chi persevera». Quest’ultima è un’esortazione che vuole inneggiare a non mollare nei momenti più difficili, alla perseveranza e all’impegno.
Alla base della vita che si svolge su questa nave-scuola punto di riferimento per disciplina e tradizione, si cerca di trasferire cosa significa essere un equipaggio. Importante è definire il bene comune che l’Amerigo Vespucci rappresenta.
Questo magnifico veliero è la base sulla quale i futuri comandanti si approcciano e prendono dimestichezza con gli strumenti e le regole che fanno parte della tradizione marinara. Conoscere e decifrare onde e venti, imparare a maneggiare bene una bussola, conoscere i segreti del mare tramandati dal nocchiere con più esperienza a bordo, il nostromo.
Dalle parole dell’Ammiraglio di Squadra, Pierluigi Rosati, Presidente dell’Anmi (Associazione Nazionale Marinai d’Italia), respiriamo l’emozione di fare parte di questa realtà: «Nave Vespucci ha rappresentato il sogno da conquistare al termine del primo anno di allievo in Accademia Navale…Imbarcare sul veliero più bello del mondo voleva dire aver superato gli esami» .
Eccellenza italiana
Simbolo dell’eccellenza delle maestranze italiane – dato che si può osservare in ogni tassello che costituisce il veliero – esso mostra una polena di prora raffigurante il celebre navigatore fiorentino Amerigo Vespucci. Il marinaio esplorò le coste dell’America Meridionale ed in suo onore il Nuovo Continente venne chiamato America.
La nave si ispira alle imbarcazioni ottocentesche, mostrando fregi ricoperti di foglie d’oro zecchino, ai lati della prora e della poppa. Inoltre, fasce bianche e nere vogliono ricondurre la mente di coloro che ammirano il veliero, alle linee di cannoni di un vascello da guerra, portando l’Amerigo Vespucci a lasciare ancora tutti senza fiato.