Parte il test per un vaccino contro l’AIDS a RNA messaggero, la stessa tecnologia utilizzata per i vaccini anti-Covid. A riferirlo l’azienda farmaceutica Moderna e la Iavi (International Aids Vaccine Initiative). Si accende così la speranza per una malattia che ha fatto, solo in Italia, 45.000 vittime negli ultimi 40 anni.
La sperimentazione
La prima fase si svolgerà in quattro sedi negli Stati Uniti e prevede il reclutamento di 56 volontari adulti sani e siero-negativi. 48 riceveranno una o due dosi di mRNA-1644, e, tra questi, 32 volontari riceveranno anche il boost mRNA-1644v2-Core. Gli altri otto volontari riceveranno solo il richiamo immunogeno. Verranno quindi esaminate in dettaglio molecolare le risposte immunitarie dei partecipanti, per valutare se gli obiettivi sono stati raggiunti. Per sicurezza, tutti i partecipanti saranno monitorati per sei mesi dall’ultima vaccinazione. Cruciali sono stati i passi in avanti che la scienza ha fatto durante la pandemia: la tecnologia dei vaccini anti-Covid diventa così una speranza per la lotta all’AIDS.
Le possibili frontiere di questo vaccino
Quello contro l’Hiv è, ad oggi, uno dei vaccini che ancora mancano contro le cosiddette malattie della povertà. In questo caso sarebbe essenziale soprattutto per vaccinare le popolazioni africane, che ancora registrano tassi altissimi della malattia e per le quali i farmaci sono difficilmente accessibili. Sarebbe dunque un vaccino con un uso mirato dove è più necessario, considerando che ci sono ancora oltre un milione di nuove infezioni da Hiv l’anno.
I passi in avanti della scienza negli ultimi decenni
In questi 40 anni gli scienziati ancora non hanno raggiunto il traguardo di un vaccino: questa strada potrebbe, pertanto, rivelarsi promettente. Dallo storico fotogramma che immortala l’immunologo Fernando Aiuti e la ragazza sieropositiva Rosaria Iardino, volto a dimostrare che il virus dell’HIV non è trasmissibile attraverso un semplice bacio, la scienza ha fatto enormi progressi, grazie a campagne di prevenzione, terapie antiretrovirali e diagnosi precoci: le persone HIV-positive possono oggi condurre uno stile di vita pressoché identico a quello delle persone non sieropositive. Ma guai a sottovalutare il problema, e guai a credere che l’AIDS colpisca soltanto gli omosessuali. Oggi, stando alle statistiche dell’Istituto Superiore di Sanità, la quota di nuove diagnosi HIV associate a trasmissione eterosessuale è quasi equivalente a quella ascrivibile a rapporti omoerotici: 42,4% per i primi, 45,7% per i secondi.