Raviolificio Lo Scoiattolo, la tradizione della pasta fresca che resiste al Covid

“Una famiglia di scoiattoli operosa e affiatata”. È il 1985 e Umberto Belletti sta cercando un nome per la sua azienda, nata due anni prima per distribuire la pasta fresca – fatta in casa dalla moglie Ebe – in tutti i mercati rionali del Varesotto. Trova l’ispirazione durante una passeggiata in montagna. Nasce così il Raviolificio lo Scoiattolo di Lonate Ceppino, un’azienda a conduzione familiare che in trent’anni è riuscita a guadagnarsi un posto sulle tavole italiane e straniere.

I fondatori Umberto e Ebe

Oggi, è il terzo player del suo settore in Italia. E con 45 milioni di euro di fatturato nel 2021 e quasi 200 dipendenti, il marchio gode di buona salute. A parte una breve parentesi con il fondo di private equity Quadrivio – dal 2012 al 2016 -, è riuscita a preservare la tradizione Belletti. Ormai guidata dalla terza generazione – con i fratelli Massimiliano e Matteo Di Caro, e Valentina Guerra -, l’impresa sta attraversando un periodo di crescita. “Per quest’anno l’azienda ha messo a budget un aumento di fatturato di circa il 15%” e sono numerosi i progetti di ampliamento per l’unico stabilimento di Lonate Ceppino. Preoccupano però l’impennata dei prezzi dell’energia e delle materie prime e le incertezze legate al Covid 19.

Dati promettenti, nonostante il Covid

Con 70 tonnellate di pasta fresca impastate ogni giorno, il Raviolificio Lo Scoiattolo in poco più di vent’anni è riuscito a triplicare la sua produzione. Le sue nove linee dei ravioli sono distribuite nei supermercati di tutta Italia. Anche se per la maggior parte – circa il 65% – sono destinate agli scaffali di Stati Uniti ed Europa: da Sainsbury’s, Aldi, fino a Carrefour. Anche il 2022 sembra partito bene: il dato parziale per le vendite di gennaio ha fatto segnare un + 20%, trainato dalle ultime festività. Sin da queste prime settimane si sono però intraviste delle criticità.

L’azienda a Lonate Ceppino

La variante Omicron del Coronavirus – molto più contagiosa – sta influendo sui ritmi di lavoro del pastificio. “Le difficoltà nella gestione dei dipendenti sono aumentate, a causa del nuovo regolamento in tema di gestione dei positivi e dei contatti dei positivi per Covid” spiega il General Manager Massimiliano Di Caro. Non si tratta però dell’unico effetto della pandemia.

Materie prime e costi di trasporto

La ripresa economica degli ultimi mesi pesa infatti sui fornitori: “L’aumento dei costi delle materie prime, su tutte semola di grano duro e uova – provenienti dall’Italia –, si sta rivelando drammatica”. Lo stesso vale per le “materie sussidiarie” usate per il packaging. I tempi di consegna si sono dilatati e i costi sono saliti, nonostante circa il 70% della plastica e la totalità del cartone provengano da materiali riciclati. Invece l’inflazione legata a gas ed energia “inciderà da Febbraio, con la partenza dei nuovi contratti”.

La pasta fresca del Raviolificio

Per un’impresa con una forte vocazione all’export, come il Raviolificio varesino, l’approvvigionamento non è il solo problema. Con il rilancio del commercio mondiale anche “la logistica è un’area critica. La mancanza di autisti, l’aumento dei costi generali e della carenza di mezzi, sta rendendo sempre più complicata l’organizzazione dei trasporti (sia in Italia, che all’estero) – ammette il General Manager – Esemplificativo è l’aumento dei costi dei container per gli USA, da 3.000 a 12.000 euro dal 2020 ad oggi”.

La reazione dei supermercati

In questo panorama, i supermercati sono venuti incontro solo parzialmente alle necessità dell’azienda: “Abbiamo ottenuto degli aumenti sui listini prezzi presentati alla Grande Distribuzione Organizzata, che tuttavia non copriranno tutti gli aumenti dei costi che subiremo – racconta ancora il trentaquattrenne nipote di Belletti – La speranza è che la situazione possa rientrare a partire da aprile – maggio. Altrimenti dovremo richiedere altri aumenti”.

Il processo produttivo di uno dei ripieni

In quel caso saranno coinvolti i clienti finali: “Per ora gli aumenti al consumatore sono stati molto leggeri e non impattanti, non abbiamo quindi subito diminuzioni sul volume delle vendite – racconta di Caro – ma bisognerà capire nei prossimi mesi come l’inflazione graverà sui consumi, anche se solitamente il comparto alimentare è l’ultimo ad essere toccato”.

Per il prossimo futuro si avverte l’incertezza, ma la famiglia de Lo Scoiattolo rimane ottimista: “L’obiettivo è di chiudere l’anno con un bilancio positivo, visto che l’impennata dei prezzi potrebbe avere un forte impatto sul conto economico – secondo il dirigente – L’azienda però è comunque solida e in forte crescita”.

Giorgia Colucci

Classe 1998, vivo tra Varese e Milano, ma mi appassiona il mondo. Curiosa su tutto, scrivo di ambiente, di diritti e di casa mia su Il Fatto Quotidiano.it. Oltre a collaborare con Master X, parlo di rock ai microfoni di Radio IULM e di Europa a quelli di Europhonica. Per non farmi mancare niente, anche di cinema su Recencinema.it. Nel 2018 ho pubblicato "Vorrei mettere il mondo in carta", una raccolta di poesie per I Quaderni del bardo Edizioni

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