È stato direttore dell’agenzia dal 1962 al 1990, guidando e formando generazioni di giornalisti, contribuendo a farla diventare la quarta al mondo. Diceva: «Il privilegio di un serio giornalismo è quello di non schierarsi». Aveva 102 anni.
Da professore a giornalista
Nato a Firenze il 24 settembre 1919, fu prima insegnante di italiano al liceo e successivamente inseguì il sogno di diventare giornalista. Iniziò dirigendo il giornale L’Opinione del Partito liberale, fra il 1943 e il 1944, a Firenze. A 100 anni ricordava quell’esperienza così: «Fare un giornale e distribuirlo a quei tempi significava rischiare la vita». A guerra non ancora finita entrò alla Nazione del Popolo, organo del Comitato di liberazione. Fu caporedattore del Il Giornale del Mattino di Firenze dal 1953 al 1956. Nel 1957 Lepri fu scelto dall’ex Presidente del Consiglio Amintore Fanfani come suo portavoce e poi come capo del Servizio stampa del suo governo dal 1958 al febbraio del 1959, per poi passare all’agenzia ANSA e diventarne direttore nel 1962.
ANSA in costante crescita sotto la sua direzione
Negli anni ’70 l’agenzia diventa – dopo l’Ap, Afp e Reuters – la quarta nel mondo, in competizione con la tedesca Dpa e la spagnola Efe. Sergio Lepri fu innovatore anche in ambito tecnologico: il primo archivio digitale europeo delle notizie si deve a lui: «Erano gli anni Settanta e quel milione di notizie si accumulavano come carta negli scaffali: ora tutto sta su un telefonino. Nel giro di qualche decennio è cambiato tutto». Diceva: «È cambiata l’informazione perché sono cambiati gli strumenti, le nuove tecnologie sono state un grande modo per migliorare il nostro mestiere».
Maestro del giornalismo
Ha scritto numerosi libri tra cui lo storico manuale Professione giornalista. Lepri ha sempre sostenuto che «giornalisti si diventa», a patto di avere «curiosità di conoscere e capacità di analisi critica». Nel 1999 la prima edizione del libro partì da questa domanda per sviluppare quello che fu il manuale base per diverse generazioni di giovani professionisti. Aveva ricevuto nel settembre del 2019 una medaglia-ricordo del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti in occasione dei suoi 100 anni con la dicitura «Al maestro del giornalismo».
Gabriele Tacchini, già Caporedattore dell’ANSA Milano e attuale docente del Master in Giornalismo IULM, lo ricorda così: «Un grande giornalista e un grande direttore, che incuteva rispetto, senza mai alzare la voce. Ricordo che, quando doveva fare un appunto, mandava per posta – erano altri tempi, non esistevano e-mail – una copia della notizia, con in un angolo, scritta con pennarello rosso, la sua osservazione su ciò che non andava bene. Ma ricordo soprattutto la frase con la quale chiuse il nostro colloquio, la sera della mia assunzione nel lontano 1974: «non voglio sapere come la pensa politicamente, non me lo faccia capire da come scrive. Una frase che ha guidato me e tanti altri».
Articolo a cura di Pasquale Febbraro