Una spia cinese si è infiltrata nel Parlamento britannico per interferire nella politica del Regno Unito per conto del Partito comunista cinese (PCC). Questo l’avvertimento diffuso dal MI5, l’ente per il controspionaggio inglese, che ha riconosciuto in Christine Lee, formalmente un avvocato, un potenziale pericolo per la sicurezza nazionale. La Cina ha espressamente respinto le accuse, parlando di «osservazioni false e allarmistiche basate su presupposti soggettivi», affermando che gli individui “potrebbero aver guardato troppi film di 007”.
Le accuse a Christine Lee
L’accusa è quella di “interferenza”, cioè influenzare in modo segreto. L’esperto Gordon Corera di News BBC ha spiegato che c’è «grande preoccupazione tra gli addetti ai lavori perché non ci sono le leggi in vigore per affrontare la questione». Christine Lee, secondo le accuse, avrebbe cercato di influenzare l’attività parlamentare donando, attraverso cittadini stranieri residenti in Cina e Hong Kong, oltre 500 mila sterline all’ufficio del deputato laburista Barry Gardiner. Per quest’ultimo lavorava come assistente parlamentare fino a poco tempo fa (adesso è stato sospeso) il figlio di lei, Daniel Wilkies.
Lo scandalo non riguarderebbe soltanto il partito di Jeremy Corbin, ma anche il partito conservatore. Lee infatti avrebbe avuto legami con David Cameron e Theresa May, che le ha consegnato il premio “Points of light”, per la collaborazione propizia tra Gran Bretagna e Cina. La spia agirebbe per il Dipartimento del lavoro del Fronte Unito del partito cinese.
A rivelare l’allarme dato dal MI5 è stato Sir Iain Duncan Smith, deputato ex leader conservatore, che ha parlato di un fatto «di grave preoccupazione», chiedendo un’azione forte come l’espulsione della Lee. L’ex ministro della difesa, il tory Tobias Ellwood ha affermato che è «un tipo di interferenza da zona grigia che ora prevediamo e ci aspettiamo dalla Cina».
Cina, la nuova Russia
I servizi segreti UK avrebbero parlato direttamente allo speaker della Camera, Sir Lindsay Holyle, che ha avvisato i deputati e i membri della Camera dei Lord. Questo genere di allarme viene emesso molto raramente, dopo i colloqui tra le spy agencies e le autorità parlamentari. Nessuno di questi avvisi era stato mai rilasciato in relazione alla Cina.
Uno dei casi più noti riguarda la Russia: nel 2006 l’omicidio dell’ex agente del Kgb Aleksandr Litvinenko, divenuto critico di Vladimir Putin, avvelenato con tè verde corretto al polonio 210. E poi, più recentemente, l’avvelenamento nel 2018 con il gas nervino Novichok dell’ex colonnello russo Sergei Skripal e di sua figlia Yulia.
Il posto della Russia è stato preso ultimamente dalla Cina: le relazioni con il governo britannico sono sempre più tese, e le preoccupazioni sullo spionaggio sono aumentate nell’intelligence britannica. Richard Moore, capo dell’agenzia di spionaggio estero, l’MI6, ha dichiarato l’anno scorso che «la Cina è divenuta la priorità assoluta del Regno Unito per la prima volta nella sua storia», perché è una delle maggiori minacce per gli inglesi e i loro alleati. Nel 2020 erano state già espulse tre spie che, fingendosi giornalisti, lavoravano per il governo di Pechino.
Di Giulia Zamponi