La Collective Security Team Organization (CSTO) ha iniziato a ritirare i militari russi dal Kazakistan dopo aver ristabilito l’ordine in seguito alle proteste nella più grande città del Paese, Almaty. L’organizzazione è composta da un’alleanza di Russia, Tagikistan, Bielorussia e Armenia le cui truppe partiranno entro il 19 gennaio.
La protesta di Almaty
Il 2 gennaio 2022 nella città kazaka sono iniziate le manifestazioni in reazione all’aumento dei prezzi del gas. Le proteste sia nella capitale Nur-Sultan che nel centro economico più importante, Almaty, sono state represse con gas lacrimogeni, idranti e proiettili veri, dopo che il presidente del Kazakistan aveva dato l’ordine in una conferenza stampa di sparare sui manifestanti, senza annunciare la decisione. I manifestanti chiedevano le dimissioni del governo dopo il rincaro dei prezzi dei carburanti, gas e petrolio che vengono estratti nel Paese, molto ricco di queste materie prime.
Le condizioni degli abitanti che vivono di opere estrattive sono difficili a causa di stipendi bassi e condizioni di lavoro a rischio. Già dieci anni fa gli operai avevano manifestato e sono ora tornati in strada insieme al movimento di opposizione politica dal nome Scelta Democratica del Kazakistan. Con uno stipendio medio di 500 euro al mese e il rincaro dei beni di prima necessità, per scelta del governo, i cittadini hanno riempito le piazze violando il divieto di organizzare manifestazioni e sono stati accusati di terrorismo.
Le conseguenze e la reazione russa
Tutti i media indipendenti del Paese sono stati chiusi e i canali Telegram vengono cancellati sistematicamente. Le folle di manifestanti armati hanno assalito gli edifici governativi e saccheggiato per le strade.
Le autorità del Kazakistan hanno arrestato quasi 10mila persone, almeno 164 persone sono morte tra cui 18 agenti di polizia e oltre 2mila persone sono rimaste ferite. La Russia ha inviato circa 2.300 soldati per riportare l’ordine in seguito alla richiesta di Tokayev al presidente Putin.
Di Gabriella Siciliano