Scarcerato, ma non assolto. Arriva la prima svolta nel processo a Patrick Zaki

Non assolto dalle accuse, ma scarcerato. Dopo quasi due anni dal sequestro all’aeroporto del Cairo, sembra esserci una speranza per Patrick Zaki: l’8 dicembre 2021 l’attivista 27enne è tornato in libertà. L’annuncio è arrivato al termine dell’udienza del giorno precedente a Mansura gli avvocati coinvolti nel processo alla stampa internazionale. La vicenda giudiziaria dello studente egiziano però non è ancora giunta al suo epilogo. La prossima udienza è prevista infatti per il 1 febbraio 2022.

L’antefatto

«Abbiamo appreso che la decisione è la rimessa in libertà ma non abbiamo altri dettagli al momento» ha spiegato ai cronisti, fuori dal tribunale di Mansura, la legale Hoda Nasrallah. Una notizia che la famiglia attendeva da almeno 22 mesi. Tra il 6 e l’8 febbraio 2020 infatti Patrick – studente al Master Erasmus Mundus in Women’s and Gender Studies dell’Università di Bologna – era tornato in Egitto. All’aeroporto però le autorità del Cairo lo avevano fermato e portato in carcere.

Al processo – celebrato insieme ad altri 700 imputati – le accuse erano state “diffusione di propaganda sovversiva su Facebook, notizie false, incitamento alla protesta e istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”. Zaki lavorava infatti per l’ONG, Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr). L’organizzazione indagava sulle caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso e torturato nel 2016. A colpire Zaki erano state poi le irregolarità e le palesi intimidazioni, durante l’ultima campagna elettorale. Quella che nel 2018 aveva portato alla rielezione del presidente Abdel Fattah Al-Sisi.

Il processo

La pena prevista di 5 anni di detenzione – per un articolo sui diritti della minoranza copta, a cui lo studente appartiene – fino ad ora non si è ancora concretizzata. Patrick è però rimasto per quasi due anni nel Carcere di Tora, riservato ai “casi di coscienza”. La scarcerazione arriva dopo un’estenuante serie di rinvii e rinnovi della custodia cautelare, senza sentenza. L’ultima quella del 7 dicembre 2020. Patrick era stato condotto in una gabbia prima dell’inizio del processo. Ne era uscito solo per 4 minuti, per assistere al pronunciamento del giudice. Vestito di bianco, il colore che, in Egitto, viene abbinato agli imputati. Un diplomatico italiano gli aveva parlato brevemente prima dell’udienza. aveva rassicurato, sia lui che i genitori, sull’impegno – al momento senza risultati – delle istituzioni e dell’Ambasciatore di Roma. Il giovane aveva detto di stare bene.

 

 

Giorgia Colucci

Classe 1998, vivo tra Varese e Milano, ma mi appassiona il mondo. Curiosa su tutto, scrivo di ambiente, di diritti e di casa mia su Il Fatto Quotidiano.it. Oltre a collaborare con Master X, parlo di rock ai microfoni di Radio IULM e di Europa a quelli di Europhonica. Per non farmi mancare niente, anche di cinema su Recencinema.it. Nel 2018 ho pubblicato "Vorrei mettere il mondo in carta", una raccolta di poesie per I Quaderni del bardo Edizioni

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