«Calcio e letteratura sono una cosa sola». A dirlo è Darwin Pastorin, giornalista e scrittore formatosi sulle orme di giganti come Giovanni Arpino e Vladimiro Caminiti. Pastorin è riuscito a trasformare il sogno di diventare giornalista sportivo, nato tra le strade di San Paolo del Brasile dove giocava a pallone con bambini di tutto il mondo, in realtà.
Ha iniziato la sua carriera al Guerin Sportivo per poi diventare inviato speciale e vicedirettore di Tuttosport, direttore di Tele+, Stream TV, dei Nuovi Programmi di Sky Sport, La7 Sport, Quartarete TV. Ma non solo: ha scritto anche numerosi libri nei quali ha saputo conciliare le sue passioni.
Filo conduttore della sua produzione la voglia di raccontare le imprese epiche che solo i grandi dello sport sanno compiere. Uno su tutti il trionfo ai Mondiali di Spagna ’82, vissuto al fianco di firme d’eccezione come Gianni Brera, Oreste Del Buono, Mario Soldati e il Premio Nobel per la Letteratura Mario Vargas Llosa.
Il calcio di oggi è cambiato, «il business ha sostituito la fantasia» – racconta Pastorin – eppure nonostante la nostalgia di un passato romantico a prevalere è ancora l’emozione vissuta con la stessa passione di quando era bambino.
Darwin Pastorin appartiene a un gruppo sempre più ristretto di giornalisti sportivi in grado di cogliere (e trasmettere) la poesia che si cela dietro alla loro professione. Ed è lui stesso a svelarci il segreto per continuare in questa direzione: «Quando scrivo, sono felice».