Contrariamente a quel che pensiamo, la maggior parte della plastica che inquina i nostri oceani proviene dalla terraferma. In termini di peso, l’80% della plastica che infesta il mare vi giunge attraverso i fiumi e le coste. L’altro 20%, invece, è costituito da imbarcazioni abbandonate, lenze, reti ed altre attrezzature da pesca. I dati sono stati forniti dall’incrocio dei risultati di differenti ricerche effettuate sul tema e pubblicate sul portale ourworldindata.org.
Lo studio
Le responsabilità dell’inquinamento non si suddividono equamente tra le centinaia di migliaia di corsi d’acqua che riversano plastiche in mare. Un team di ricerca condotto dall’olandese Lourens Meijer ha calcolato in un milione di tonnellate la quantità plastica che mediamente viene trasportata ogni anno dai fiumi. Ebbene, un terzo dei 100mila corsi d’acqua presi in esame è risultato responsabile, da solo, di oltre il 60% dell’inquinamento marino. Gli altri due terzi sversano pochissime o quantità nulle di plastiche in mare. È importante sottolinearlo per scardinare l’idea – sbagliata – che tutti i fiumi siano parte del problema.
Quali sono i fiumi che inquinano di più?
I fiumi più inquinanti si trovano per lo più in Asia, nell’Africa orientale ed ai Caraibi. Più nello specifico, i sette corsi d’acqua più sporchi sono nelle Filippine: si tratta dei fiumi Pasig, Tullahan, Meycauayan, Pampanga, Libmanan, Rio Grande de Mindanao e del fiume Agno. Tristemente celebri per la sporcizia delle loro acque anche il Gange e l’Ulhas, in India.
Ma quali sono le caratteristiche che accomunano tutti i corsi d’acqua più inquinanti? Gli scienziati hanno innanzitutto dimostrato una relazione di proporzionalità inversa tra la quantità di inquinamento da plastiche e la scarsa diffusione di pratiche di riciclo e gestione dei rifiuti. In seconda battuta, i fiumi più inquinati si sono dimostrati essere quelli che hanno grandi conglomerati urbani lungo il loro corso. È il caso di Giacarta in Indonesia e Manila nelle Filippine.
Il triste primato dell’Asia
L’81% della plastica dispersa negli oceani proviene dall’Asia. Il continente conferma così il triste primato certificato già dal precedente report. Nel leggere questo dato, però, bisogna considerare che l’Asia è la regione più popolosa del mondo: ospita ben il 60% della popolazione mondiale.
Seconda in classifica per dispersione di plastica in mare è l’Africa con un 8%. Seguita da Sud America, 5.5%, Nord America, 4.5% e Europa e Oceania con meno dell’1%.
In Asia, sono le Filippine a destare maggiore preoccupazione: è da qui che proviene più di un terzo della plastica dispersa negli oceani, pari al 36%. Un dato che va a modificare lo scenario delineato dall’ultima ricerca pubblicata. In quell’occasione era emerso che tra i Paesi asiatici, a posizionarsi primi in classifica erano India e Cina, che adesso registrano rispettivamente il 13% e il 7%.
Ricchezza e plastica
Dalla ricerca emerge quindi che i Paesi più poveri sono quelli che più disperdono plastica in mare. Un dato che potrebbe sorprendere considerando che tendenzialmente sono i Paesi con maggiore disponibilità economica ad utilizzare più plastica. Per comprendere quindi meglio questi dati, bisogna contestualizzarli, prendendo in considerazione due fatto: quantità di rifiuti in plastica prodotta e lo smaltimento.
I Paesi ricchi in effetti producono molti più rifiuti in plastica pro capite rispetto a quelli a reddito medio-basso. Nei primi, però, i rifiuti vengono inceneriti, riciclati o inviati in discariche ben gestite. I secondi, invece, tendono ad avere infrastrutture di gestione dei rifiuti molto meno efficienti e spesso aperte, il che spesso causa la dispersione di questi nell’ambiente circostante.
Inoltre, la ricerca ha calcolato la probabilità che questi rifiuti di plastica mal gestiti possano finire nelle reti fluviali e poi negli oceani. Lo studio, considerati tutti i fattori che influiscono su questo calcolo, come il clima, il terreno, l’utilizzo del suolo e le distanze all’interno dei bacini fluviali, evidenzia come questa probabilità sia più alta in Paesi come le Filippine (7%), Malesia (4.4%) e Sri Lanka (3.4%), rispetto alla Cina (0.2%) o all’India (0.5%).
a cura di Marta Zanichelli