Sembrava provenire da un altro mondo, tanta era la luce che emanava in scena, come ad ogni apparizione pubblica. Eppure Carla Fracci se n’è andata a 84 anni, dopo una lunga malattia. L’unica nemica in grado di fermare, almeno in questa dimensione, la sua arte.
La danza perde un mito, una figura di riferimento che ha contribuito a renderla popolare in Italia. Fracci è la ballerina per eccellenza, rispetto a lei ci sono un prima e un dopo.
Una donna che ha dedicato, senza eccesso di retorica, la propria vita all’arte, nella maniera più pura e autentica che solo le anime sensibili conoscono e sanno raccontare. Il poeta Eugenio Montale, al quale era legata da profonda amicizia, la definì «eterna fanciulla danzante», Alda Merini «una fata che genera altri tempi».
Nata nel 1936 a Milano, si è avvicinata alla danza alla fine della seconda guerra mondiale, entrando a fare parte della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala all’età di dieci anni. Dopo il debutto al Piermarini nel 1955, ha calcato i palchi più importanti del mondo insieme a compagnie internazionali tra cui il Royal Ballet e l’American Ballet. Tanto che il New York Times la definì «la prima ballerina assoluta».
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«La danza non sono solo i piedi e le gambe – amava ripetere – è un modo di esprimere il momento, l’aiuto che lei dà, l’afflato, la poesia che ha tutto questo». La sua generosità l’ha portata ad affiancare artisti ancora molto giovani come Roberto Bolle, accompagnandolo in tutta la sua carriera, ma il partner storico, unico e indimenticabile è Rudolf Nureyev, che lei chiamava affettuosamente Rudy.
Una carriera di successi che le ha permesso di interpretare oltre 200 ruoli: la Sylphide, Giulietta, Swanilda. Primo tra tutti però quello di Giselle, la giovane contadina del balletto romantico per eccellenza che proprio in Carla Fracci ha trovato l’interprete più fedele, forse anche per le origini proletarie da lei sempre rivendicate con fierezza.
Negli anni, ha condiviso i segreti di questo ruolo così ambito e al tempo stesso temuto dalle danzatrici, visto l’immenso termine di paragone con il quale è ancora difficile fare i conti. Non è un caso che l’ultima apparizione dell’étoile sia legata proprio alla preparazione di Giselle da parte del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala dopo il primo lockdown.
Alla fine del II Atto del balletto, Giselle, divenuta spirito, torna alla sua tomba per il riposo eterno. Questa volta, il sipario porta con sé un grande dolore. Ma Carla Fracci resterà in eterno tra le stelle più luminose del firmamento.