C’è chi, come Andrea Agnelli, ha dato la colpa al governo di Boris Johnson e alla Brexit. Chi invece ha visto nella rivolta di massa dei tifosi la ragione del fallimento della Super League. La verità è che i top club inglesi (Chelsea, Liverpool, Manchester United, Manchester City, Arsenal e Tottenham) possono fare a meno dei miliardi offerti dalla Superlega europea. La loro culla, la Premier League, è infatti il più evoluto e ricco campionato del pianeta. Un ecosistema a parte, autosufficiente e in continua crescita. Lo testimoniano 5 ragioni.
I 5 motivi:
La Premier League è la lega con il più elevato valore dei giocatori.
Transfermarkt ha stimato che il costo totale dei cartellini è pari a 8,57 miliardi di euro. La Serie A, seconda, segue a 5,14 miliardi di euro. Poi ci sono Liga e Bundesliga con 4,90 e 4,56 miliardi di euro. A roster di livello superiore corrispondono partite più spettacolari, che hanno portano alle stelle il prezzo degli accordi televisivi.
La Premiere League è il campionato più remunerativo per i diritti tv.
La vendita per il triennio 2019-2022 ha fruttato 5,5 miliardi di euro. La Liga, nel 2018, ha spuntato un prezzo nettamente inferiore: tre stagioni per 3,421 miliardi di euro, 1,14 a stagione. La serie A, fanalino di coda, ha invece ceduto i suoi diritti tv per il triennio 2021-2024 a Dazn per 840 milioni di euro a stagione. Le maggiori somme ricevute dalla Premier fanno sì che i club inglesi siano tra i più facoltosi del pianeta.
I 6 top club inglesi rientrano nelle prime 10 squadre più ricche.
Forbes ha stilato la classifica dei club più ricchi al mondo. È vero, è dominio spagnolo con Barcellona (4,76 miliardi di dollari) e Real Madrid (4,75 miliardi di dollari) al primo e al secondo posto. Ma tutte e 6 le principali squadre inglesi rientrano nei primi 10 posti. Il Manchester United è quarto (4,2 miliardi di dollari). Il Liverpool quinto (4,1 miliardi di dollari). Il Manchester City è sesto (4 miliardi di dollari). Il Chelsea settimo (3,2 miliardi di dollari). L’Arsenal è ottavo (2,8 miliardi di dollari). Il Tottenham è decimo (2,3 miliardi di dollari). La prima squadra italiana, la Juventus, è invece solo undicesima (1,95 miliardi di dollari). Le ricche squadre inglesi hanno così potuto investire in infrastrutture e stadi moderni, che hanno generato ulteriore ricchezza per tutto il sistema.
I club della Premier League possiedono stadi moderni e di proprietà.
L’ultimo gioiello del campionato inglese, inaugurato il 3 aprile 2019, si chiama Tottenham Hotspur Stadium e garantisce al club circa 293 milioni di sterline all’anno. Costo dell’operazione, secondo il presidente Daniel Levy, 1,2 miliardi di sterline. Lo stadio è attivo tutto l’anno come destinazione sportiva e di intrattenimento. Al suo interno si trovano il più grande store per club d’Europa e il bar più lungo d’Europa (65 metri) nonché il primo microbirrificio al mondo in uno stadio. Strutture che i supporter inglesi potranno a breve frequentare.
In Inghilterra il covid è sotto controllo e i tifosi stanno tornando allo stadio.
Il 19 aprile 2021 nel Regno Unito sono morte 6 persone per colpa del Covid-19. Il 20 aprile 33. Il 21 aprile non è stato registrato alcun decesso. Il virus sembra quindi essere sotto controllo. Ecco perché domenica 18 aprile i tifosi sono tornati allo stadio. 4.000 biglietti sono stati infatti venduti per assistere alla seconda semifinale di FA Cup, che ha visto il Leicester vittorioso per 1-0 sul Southampton. Il 25 aprile, invece, alla finale di Carabao Cup tra Manchester City e Tottenham potranno partecipare 8.000 tifosi. Un primo passo, molto importante. Ma c’è chi guarda oltre: il Tottenham ha già annunciato l’apertura della campagna abbonamenti per la stagione 2021-22. Il calcio inglese è quindi pronto a ripartire: con lui la sua gigantesca macchina economica.