«La sovranità tecnologica è il tema su cui si giocherà la leadership mondiale del futuro. Dopo che il presidente del consiglio, Mario Draghi, ha sostenuto che non si può lasciare tutto in mano a Cina e Stati Uniti, ci sono qui i ministri Giancarlo Giorgetti e Vittorio Colao per parlare di sovranità tecnologica.»
Con queste parole, Rosario Cerra, fondatore e presidente del Centro Economia Digitale (CED), ha inaugurato il 30 marzo la presentazione del rapporto “La sfida della sovranità tecnologica: una strategia per l’Italia e l’Europa”.
L’importanza dei dati
Secondo Cerra «la sovranità tecnologica rappresenta il driver fondamentale della nostra sovranità economica e dell’autonomia strategica. Chi fissa standard e produce le tecnologie – prosegue il presidente del CED – è diventato attore centrale nel definire gli aspetti a livello geopolitico.» I paesi che ospitano sul proprio territorio le aziende che si occupano di digitale, inoltre, hanno il vantaggio di poter raccogliere e gestire i dati, sempre più fondamentali nello sviluppo economico globale. A tal proposito, afferma Cerra: Chi ha i dati ha la piena sovranità del proprio patrimonio digitale.»
Evitare il protezionismo
Per l’Europa, dipendente strutturalmente sia da Usa che da Cina, ora che le distanze tra i blocchi occidentale ed orientale potrebbero allargarsi, è giunto il momento di scegliere da che parte stare. Il presidente del CED, sottolinea che «l’autonomia strategica non implica l’isolamento, ma descrive la capacità di gestire autonomamente alleanze e partnership.» Per questo, Cerra sostiene che per l’Europa la previsione di politiche protezionistiche sarebbe deleteria: «Ridurrebbero i benefici derivanti dalla collaborazione tra paesi, oltre che la loro autonomia e la loro prosperità. Piuttosto bisogna favorire una cooperazione di ricerca multilaterale con partner che condividono valori comuni.» Secondo il presidente del CED, infatti, siamo di fronte ad un nuovo livello di globalizzazione.
Atleti di livello internazionale
Dopo l’introduzione di Rosario Cerra, è intervenuto il ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, il quale intende la sovranità tecnologica come: «Indipendenza che porta all’autonomia strategica.» Questa, per Colao, è «l’obiettivo più largo che dobbiamo avere. Per ovvi motivi di dimensioni si deve trattare di una sovranità europea comune e di condivisione.» Tuttavia, sottolinea l’ex amministratore delegato di Vodafone, l’autonomia strategica «deve estrinsecarsi nella capacità di contribuzione italiana grazie a progetti e persone che non siano solo dei campioni nazionali, ma atleti di livello internazionale: eccellenze che ci permettano di contribuire come minimo alla leadership europea.»
Per il ministro, inoltre, è necessario raggiungere «una capacità di negoziare e di fare partnership al di fuori dell’Unione europea.» Infine, Colao si dice ottimista per il futuro del nostro Paese. La chiave è una lotta responsabile alla burocrazia superflua: «dobbiamo permettere più sperimentazione e liberare spazi giuridico-regolatori. Senza venire meno ai nostri principi, dobbiamo guardare avanti con gli occhiali del futuro e non con quelli del passato.»
L’intervento di Giorgetti
Alla necessità di una svolta normativa si è collegato anche il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. «Oggi al ministero sono assediato da lavoratori Alitalia. Contestano che ciò che è permesso a Lufthansa ed Air France non è concesso in Italia.» Intervenuto anche lui alla presentazione del rapporto del CED, Giorgetti ha innanzitutto ringraziato gli organizzatori per aver dato spazio a una visione «prospettiva lunga – in una politica che è invece – normalmente presa dagli affari quotidiani.»
Secondo Giorgetti, per ambire alla sovranità digitale in un mondo dominato da Stati Uniti e Cina, occorre cominciare dai valori fondamentali della nostra società. «Noi dobbiamo partire da un sistema di valori liberal-democratici che ci portano a guardare da una parte e a tutelarci dall’altra. Sovranità non vuol dire difendere il sovrano, ma i valori da noi condivisi in questo nostro mondo libero.»
La necessità di autonomia oggi, oltre che il settore militare e quello energetico riguarda anche il digitale e le telecomunicazioni, sottolinea il ministro dello Sviluppo economico, «l’Italia deve avere l’ambizione di costruire il triangolo portante dell’impalcatura europea insieme a Germania e Francia.»