Ha 41 anni, ha indossato la canotta da pallavolista, quella del Pordenone Volley.
Il suo nome è Lara Lugli, appartiene alla realtà complessa del volley dilettantistico, e ha una storia da raccontare. Una di quelle che sconvolgono il mondo dello sport italiano in generale, e non perché si voglia elogiare il suo talento. In verità Lara non gioca più a pallavolo da tempo.
La vicenda
Nella stagione 2018-2019, Lara è rimasta incinta e senza stipendio a causa della sua gravidanza. Nella pallavolo dilettantistica al femminile non c’è garanzia di tutela della maternità: i contratti delle giovani atlete spesso prevedono la soluzione della rescissione. L’8 aprile del 2019, subisce l’aborto spontaneo. «Un momento difficilissimo» confessa la donna. Oltre al danno però, anche la beffa. Due anni dopo, viene citata per danni dal Volley Pordenone in risposta alla sua ingiunzione che chiedeva fosse saldata l’ultima mensilità prima della rescissione del contratto.
«Nel marzo 2019 ho comunicato al mio club l’impossibilità di proseguire la stagione: ero rimasta incinta» racconta la sua verità, l’ex pallavolista «A distanza di due anni, dopo aver subito un aborto spontaneo, in risposta alla mia ingiunzione di pagamento dello stipendio di febbraio, mai corrisposto, ho ricevuto una citazione per danni. Motivo: non aver onorato il contratto».
La donna è stata accusata di aver taciuto l’intenzione di avere figli e di non aver completato gli ultimi due mesi di campionato. Lara sottolinea come ciò per cui si è sentita più ferita sia che abbiano «messo in discussione la serietà».
I precedenti
La Lugli ha deciso di denunciare tutto sui social, su Facebook, l’8 marzo.
Non una data qualunque, ma quella della Giornata internazionale delle donne, facendo emergere come non si tratti di una semplice giornata di festeggiamenti, ma sia necessaria per le lotte alla discriminazione. È infatti tuonato un eco di moltissime voci di donne con la stessa esperienza. «Mi hanno scritto tante ex compagne di squadra a cui è successa la stessa cosa» ha confessato Lara. «Rimaste incinte sono state lasciate a casa senza tanti complimenti». L’ex pallavolista spiega come desideri che la sua storia diventi un esempio, spronando tutte le altre a chiedere ciò di cui hanno diritto.
Il caso non è isolato. Fece molto scalpore lo scorso autunno, la vicenda della palleggiatrice americana del Casalmaggiore, Carli Lloyd. Insultata dai tifosi all’annuncio della sua gravidanza, ha deciso di sospendere la sua partecipazione all’A1 e tornare a casa dal compagno. Un altro racconto di discriminazione nello sport.