“C’era una volta, tanto tempo fa”… così cominciavano quasi tutte le nostre fiabe preferite. E che cosa dire invece del “E vissero per sempre felici e contenti”? Il lieto fine o lo “scioglimento”, come lo chiamava Aristotele, non poteva mai mancare: i nostri eroi dovevano riuscire a togliersi dai pasticci.
Bene, adesso vi racconterò una storia vera ma che ha tutto il sapore di una fiaba come la intendiamo noi e, non preoccupatevi, il lieto fine ci sarà anche se forse a un certo punto non ci scommettereste.
C’era una volta un bambino di 5 anni di nome Richard Williams che decise di diventare disegnatore di cartoni animati dopo aver visto al cinema il primo lungometraggio animato Biancaneve e i Sette Nani nel 1937. Anche se con gran fatica, questo bambino è riuscito a diventare quello che desiderava, ma davvero non è stato semplice: pensate solo che sua sorella gli fece causa perché sosteneva che le avesse rubato delle idee. Incredibile. E la cosa ancora più incredibile è che fu lei a vincere la causa e, cornuto e mazziato, questo film non vide mai la luce! Ma Richard Williams riuscì tuttavia a salvare uno dei suoi personaggi dal pozzo della dimenticanza: il ladro.
La nostra storia inizia proprio da qui.
L’INCREDIBILE STORIA DE “IL LADRO E IL CIABATTINO”
Proviamo ad immaginarci i mondi distopici e sotto-sopra dell’artista tedesco Escher, coloriamoli con le accese tonalità di Salvador Dalì e aggiungiamo quella follia propria di pellicole come Alice nel Paese delle Meraviglie o Fantasia, alcune tra le creazioni più straordinarie della Disney. Proprio questo è il contesto in cui viene inserita la storia di un ladro muto, cleptomane e soggetto a numerose gag comiche dovute alla sua incapacità (sì, ricorda Scrat de L’Era Glaciale).
Questo ladro è personaggio fondamentale e inutile allo stesso tempo. Vive le sue avventure “a parte” rispetto agli altri personaggi ma è comunque lui ad aver destabilizzato l’ordine precedente creando i numerosi intrecci che muovono la vicenda con gli altri protagonisti: un gran visir malefico, un vecchio sultano, una principessa e l’antieroe per eccellenza, il ciabattino.
PERCHÈ LA DISNEY CHIUSE LE PORTE IN FACCIA A WILLIAMS
Il progetto era incredibilmente folle ed eccessivamente costoso. Quel visionario di Richard Williams voleva che l’animazione fosse fatta in 24 intercalari anziché in 12.
La pratica dell’animazione, come tutti sappiamo, è data da una serie di immagini che vengono mostrate velocemente e che danno così l’idea del movimento. Ebbene la Disney era solita animare 12 fotogrammi al secondo. Richard Williams ne voleva almeno 24 e rigorosamente realizzati a mano.
La compagnia di Walt era già in difficoltà sulla proposta anche perché nell’incubatrice c’erano già altri progetti come La Bella Addormentata nel Bosco e La Carica dei 101. In più la storia del ciabattino era ricca di battute a sfondo sessuale, immagini violente e i protagonisti erano tutto meno che i classici eroi disneyani. Un po’ troppo per una compagnia che stava lavorando ancora a principesse che dovevano essere salvate dal principe azzurro col cavallo bianco.
Nessuno voleva che Richard Williams realizzasse il suo sogno e tutti si rifiutarono di finanziarlo. Tutti tranne un principe arabo che decise però di dargli 100 mila dollari per realizzare una sequenza di soli 10 minuti e se fosse rimasto soddisfatto allora avrebbe investito altro denaro per creare tutto il film. Dopo un anno di lavoro Williams animò una delle sequenze più belle del cinema ma al principe non piacque e la sua risposta fu (testuale):
«Meh…»
Dopo 20 lunghi anni ancora niente fino a che Steven Spielberg gli fece una proposta che non poté assolutamente rifiutare: se Richard Williams avesse lavorato al nuovo film che stava realizzando e lo avesse fatto bene, gli avrebbe dato tutto il necessario per realizzare Il Ladro e il Ciabattino.
CHI HA INCASTRATO ROGER RABBIT – WARNER BROS.
Spielberg aveva bisogno del migliore nel campo della tecnica mista, quella che unisce animazioni e riprese in live action, e voleva creare un film che avesse in sé tutti i più importanti personaggi animati: da Topolino a Bugs Bunny, da Betty Boop a Pinocchio….
Il film fu un successo su tutti i fronti e uscì nelle sale il 2 giugno 1988 vincendo 4 oscar, 2 dei quali proprio alla persona di Richard Williams.
Ovviamente dopo il successo la Disney lo voleva a bordo del suo team di animatori ma la proposta venne rifiutata: Richard Williams era impegnato nella realizzazione del suo capolavoro che sarebbe uscito per Warner Bros.
Il sogno si stava quasi realizzando ma Williams ci stava mettendo troppo tempo, fece lavorare i suoi animatori per più di 60 ore settimanali stremandoli e portandoli così inevitabilmente alle dimissioni. Le scadenze non vennero rispettate. La Warner fu così costretta a togliere il lavoro a Williams e affidarlo a un altro regista. Fu l’inizio della rovina per l’animatore americano.
Nel frattempo coloro che avevano fatto parte del team di Williams erano andati a lavorare per altri cartoni come Aladdin… Non si sa per colpa di chi, e rimane tuttora un mistero, ma ci sono molte ed evidenti somiglianze tra il film di Williams e la pellicola della Disney del ’92: le atmosfere, i personaggi e in alcuni casi anche i colori (il gran visir che somiglia a Jafar ha però la pelle blu come il Genio). A Williams tutto ciò però non diede fastidio.
Nel 1994 si riuscì a cadere ancora più in basso. Non contenta la Warner Bros provò a dare il film alla Disney che ovviamente non lo voleva perché troppo simile ad Aladdin e per questo motivo venne tirata in causa la Miramax. E il film finì così nelle mani del noto e iper-incriminato Harvey Weinstein. Di bene in meglio!
AL PEGGIO NON C’È MAI FINE
Weinstein realizzò una serie di modifiche ma la più terribile fu quella di far parlare i due protagonisti. C’era un problema però: Williams li aveva fatti muti! E come si fa a far parlare dei personaggi che sono sempre stati disegnati con la bocca chiusa? Con il pensiero!
Questa nuova versione venne pubblicata con il titolo Arabian Knight e ovviamente non ottenne alcun successo. Anzi, beffa e danno, il dvd finì in omaggio nelle scatole dei cereali.
Intorno al 2000 però la Disney guidata da Roy Disney, il nipote di Walt, stava recuperando tutti i grandi lavori lasciati incompiuti come il cortometraggio realizzato con Salvador Dalì Destiny, e allora Williams, visto che la Miramax al tempo era proprietà della Disney, gli chiese aiuto per finire il suo film. Roy acconsentì ma all’uscita di Shrek nel 2001 la compagnia del Topo più famoso del mondo decise che non avrebbe più animato i suoi film con la tecnica tradizionale. Roy lasciò l’azienda e Williams rimase fregato di nuovo.
E così dopo 40 anni di tentativi, Richard Williams gettò la spugna.
RECUPERATE LE SPERANZE, QUESTA STORIA FINISCE BENE VE L’HO DETTO
Garrett Gilchrist, uno degli autori di Star Wars, dopo essersi molto appassionato a questa Odissea rimise insieme il team e i lavori fatti tra il 1963 e il 2006 facendo così uscire, FINALMENTE, nel 2013 il film nella sua edizione numero 4 completamente restaurata.
Ci vollero 50 anni ma Williams vide, prima di morire nel 2019, il film come lo voleva lui in dvd.
MA C’È ANCHE UN CAPITOLO “ITALIANO”
Enrico Gamba, youtuber noto con lo pseudonimo di 151eg, un giorno decise di realizzare un documentario su questa incredibile storia da pubblicare sulla sua pagina. Avendo però bisogno dei diritti per utilizzare le immagini cominciò a fare ricerche su ricerche per sapere chi li detenesse dopo 50 anni di prendi e lascia. Quando venne alla luce che questi appartenevano proprio a Gilchrist Gamba gli propose di occuparsi del doppiaggio italiano, Garrett ne fu ovviamente felice e acconsentì. Così con il suo aiuto e quello del No Elevator Studio e di alcuni tra i più bravi doppiatori italiani, il film è stato pubblicato il 5 di settembre su YouTube in forma del tutto gratuita e senza censura.
Happily ever after?