Carlos Ruiz Zafón è morto oggi, 19 giugno 2020, nella sua casa di Los Angeles per un cancro al colon. Lo scrittore di Barcellona, considerato il secondo autore spagnolo più letto dopo il Don Chisciotte di Cervantes, aveva solo 55 anni, ma il suo L’ombra del vento era già diventato un bestseller internazionale da 18 milioni di copie.
Romanzi di romanzi, le storie scritte da Zafón hanno sempre avuto la caratteristica di essere fatte di molte storie, che combinavano umorismo, mistero, narrativa storica e d’amore, fino a creare un genere nuovo, un “ibrido” originale e contemporaneo.
La tetralogia Il cimitero dei libri dimenticati, composta da L’ombra del vento 2001, Il gioco dell’angelo 2008, Il prigioniero del cielo 2011 e infine Il labirinto degli spiriti 2016, ha uno stile contaminato dalla grammatica del cinema, della fiction e “da tutto ciò che è là fuori”, come dichiarò Zafón in un’intervista a Paul Blezard per il magazine The Lady. “Ho provato a prendere le grandi ambizioni della lettura del diciannovesimo secolo, che hanno animato Tolstoj, Dickens, Wilkie Collins e ho cercato di esprimerle con gli elementi narrativi che il ventesimo secolo ci ha dato. Questo è quello che ho provato a fare con L’ombra del vento, che anche se quinto considero un primo romanzo”.
Leggendo le sue ultime interviste pubblicate in rete, tra cui segnaliamo Lo scrittore più letto dopo Cervantes de Il Post, Zafón appare un uomo poco incline alla retorica, coinciso e lontano dalle velleità letterarie. Divenuto scrittore per vocazione, in uno dei suoi siti ufficiali dichiarò: “Scrivo per vivere. Ho scritto e inventato cose per sbarcare il lunario da quando ho lasciato la scuola. È il mio modo di sopravvivere, divertendomi”.
In controtendenza rispetto agli scrittori di successo contemporanei, Zafón non ha mai voluto trasporre i suoi libri in film, perché, come dichiarò a Il Post: “significherebbe tradirli: nessuno può migliorare una mia opera perché nessuno sa com’è stata messa insieme […] Non c’è niente di nobile in questo, posso concedermi il lusso di dire: “No, grazie”.
Quando gli chiesero di dare un consiglio ai giovani scrittori, sintetico rispose:
“Dovresti diventare uno scrittore solo se la possibilità di non diventarlo ti ucciderebbe. Altrimenti, faresti meglio a fare qualcos’altro. Sono diventato uno scrittore, un narratore di storie, perché altrimenti sarei morto, o peggio”.