Notti magiche, inseguendo un gol, sotto il cielo di un’estate italiana
Così cantavano Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, 30 anni fa. Erano le notti magiche di Totò Schillaci, di Roberto Baggio e di un paese in festa per l’evento di calcio più bello e più importante di tutti. Italia ’90, trent’anni fa il mondiale italiano che fece sognare un paese intero.
Il sogno prima coccolato e poi sfumato
Italia ’90 è e rimarrà uno dei mondiali più belli per noi italiani. Sia per l’atmosfera attorno a ogni partita, sia per come la nostra Nazionale si è comportata. Una finale accarezzata e sfumata solo ai calci di rigore in semifinale, contro l’Argentina campione in carica di un certo Diego Armando Maradona. Dove? Nella sua Napoli, con uno stadio diviso tra tifare Italia e Argentina del numero 10 dei numeri 10.
Che fosse un mondiale strano e particolare, lo si intuisce dalla prima partita del torneo, quella inaugurale a San Siro, tra l’Argentina del Pibe de Oro e il Camerun. I Leoni d’Africa si impongono 1-0 sui sudamericani con una rete di Omam-Biyik che lascia capire che Italia ’90 sarà un mondiale magico.
Protagonista di quel mondiale, in assoluto, Salvatore Totò Schillaci, attaccante della Juventus e capocannoniere di quel mondiale. Sei le reti segnate dal numero 19 azzurro, entrato dalla panchina nella prima partita dell’Italia all’Olimpico di Roma e andato subito a segno. A vincere quel mondiale, alla fine, sarà la Germania, i nostri rivali di sempre a casa nostra. La vendetta gliela serviremo 16 anni dopo in casa loro dove conquisteremo il 4° titolo mondiale.
Il mondiale degli sprechi?
7.230 miliardi di lire, di cui oltre 6 mila di soldi pubblici. 3,74 miliardi di euro, che rivalutati secondo l’indice Istat oggi sarebbero più di sette. Questo il costo di quel mondiale per l’Italia secondo una stima precisa comunicata dal governo solo dopo molti anni. Una cifra spropositata, fuori da ogni logica, in cui nessuno sembrava preoccuparsi del debito pubblico.
L’organizzazione fu un autentico disastro, a partire dalla mascotte «Ciao», un pupazzetto stilizzato dal nome banale. L’assegnazione c’era stata nell’84, ma il decreto per l’attuazione dei lavori fu varato solo nel marzo dell’87. Nessuna delle opere fu ultimata entro l’89, data ultima per consegnare e il ritardo accumulato segnò negativamente l’inizio della manifestazione.
Un altro problema, che avrebbe dovuto rappresentare il torneo e costituire la sua eredità, sono gli stadi. Per la costruzione e la ristrutturazione degli impianti sportivi, furono spesi 1.248 miliardi di lire (quasi 650 milioni di euro).
Calcio italiano di nuovo in campo. Notti magiche di Serie A?
Se 30 anni fa si apriva il mondiale di calcio in Italia, venerdì 12 giugno, torna l’estate italiana che è pronta a illuminarsi nuovamente di notti magiche. Questa volta, di Serie A. In questa settimana infatti torna in campo il calcio giocato, con le due semifinali di ritorno di Coppa Italia, prima Juventus – Milan, venerdì 12 appunto e poi Napoli – Inter sabato 13. Si parte dall’1-1 di Milano con i bianconeri leggermente favoriti per il passaggio del turno vista anche l’assenza di Ibrahimovic per infortunio nel Milan. Al San Paolo invece, dove 30 anni fa Maradona eliminava l’Italia, l’Inter di Conte prova a ribaltare l’1-0 dell’andata.
La finale si disputerà il 17 giugno all’Olimpico di Roma pochi giorni prima di far riprendere il campionato di Serie A dove si era fermato. 13 giornate (e mezzo) da giocare. 127 partite in 50 giorni prima di riprendere con le coppe europee. Un’estate che si prospetta calda e all’insegna del calcio giocato. Non più però Totò Schillaci e Roberto Baggio a unire sotto un’unica bandiera gli italiani, ma un’Italia vogliosa di Serie A e tornare alla normalità.
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— Lega Serie A (@SerieA) May 12, 2020