Infermieri, medici, ricercatori, operatori del 118, studenti, addetti alle pulizie, imprenditori, cassiere, carabinieri, alpini, docenti, volontari, tassisti, rider. Sono i 57 italiani che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto insignire dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica.
Gente comune, con diverse professioni e provenienza geografica, al servizio della comunità nei giorni più bui della pandemia da coronavirus.
«I riconoscimenti attribuiti ai singoli – precisa la nota del Quirinale – vogliono simbolicamente rappresentare l’impegno corale di tanti nostri concittadini, nel nome della solidarietà e dei valori costituzionali».
Tra questi c’è anche Ambrogio Iacono, docente presso l’istituto professionale alberghiero Talete di Ischia. Positivo e ricoverato al Rizzoli di Lacco Ameno, ha continuato a insegnare a distanza nel periodo di deldegenza. Raggiunto “virtualmente”, come conviene al tempo del covid, chiede di essere richiamato poiché , manco a dirlo, è impegnato in una lezione su Meet. La prova che nemmeno la prestigiosa decorazione può distoglierlo dalla totale dedizione al proprio lavoro frutto – precisa – di vocazione e talento.
Innanzitutto, come sta?
Adesso bene, sono finalmente tornato a casa dalla mia famiglia, ma non sono mancati giorni complicati in ospedale, quelli in cui i sintomi del virus si facevano sentire e purtroppo ho dovuto fare lezione con una mascherina che mi supportava nella respirazione. Per i ragazzi non è stato il massimo…
È così Gino, come tutti lo chiamano, 49 anni e precario da 20: professare appassionato, votato all’insegnamento delle scienze applicate alle sue 11 classi.
Come ha saputo di essere stato nominato Cavaliere?
Dai giornali e onestamente, non me lo aspettavo…
Certamente i suoi alunni possono dirsi fieri di aver avuto un prof. come lei?
Abbastanza – ammette timidamente – c’è stata una corrispondenza importante dimostrata dalle presenze. I ragazzi sono stati sempre desiderosi di incontrarmi e fare lezione. Questo è stato l’attestato di stima più gratificante.
Ma possibile che non ha pensato di fermarsi nemmeno una volta?
Il mio è stato un gesto naturale. Non potevo fermarmi proprio mentre intorno a me medici e infermieri lavoravano incessantemente per salvare vite umane. Ho ottemperato a un dovere civico nei confronti dei miei studenti, che si sarebbero potuti sentire abbandonati. Aiutarli a comprendere, anche dal punto di vista scientifico, questa fase tanto delicata era fondamentale.
C’è un filo rosso che lega tutte le nomine del Presidente, si tratta dell’umanità che ha prevalso sugli ostacoli della pandemia, diventando l’antidoto contro lo smarrimento della Nazione.
A tutti gli italiani è stato chiesto di essere solidali e il mio gesto ha seguito questo ragionamento. Preservare il rapporto umano, nonostante il virus, nonostante le lezioni a distanza, è stata la mia priorità. L’unico merito che mi riconosco è stato quello di aver rappresentato l’impegno di tantissimi insegnanti che come me non si sono tirati indietro davanti alle barriere dell’epidemia.
Sta dicendo che è arrivato il momento di ripensare alla figura dell’insegnante, una professione troppo spesso bistrattata nonostante il ruolo fondamentale nella formazione delle generazioni future? (A questo punto il professore riservato lascia il posto a un Gino deluso, portavoce di una categoria ferita dalle ultime riforme.)
Il punto è proprio questo. Nell’ avvicendarsi dei governi, ogni volta che viene nominato un nuovo ministro dell’Istruzione il copione è sempre lo stesso: partono gli slogan per i precari e si annuncia un nuovo concorso. A mio avviso sarebbe più giusto pensare a un percorso professionalizzante per gli insegnanti. Introdurre criteri di valutazione dell’operato dei docenti sulla base del lavoro svolto, dei giudizi dei dirigenti scolastici e dei feedback degli alunni stessi. Bisogna valorizzare questo mestiere perché nelle mani degli insegnanti c’è il futuro dei nostri figli.
Lei ha un’idea molto chiara anche della bocciatura, che considera la “ valutazione più democratica che esista”, cosa intende?
A differenza della connotazione negativa che si è soliti attribuire al concetto, bocciare significa fare in modo che tutti abbiano lo stesso livello di istruzione al termine del percorso scolastico, anche se questo significa dover attendere un anno in più affinché un ragazzo cresca in termini di maturità e consapevolezza. La bocciatura non è una punizione ma una seconda possibilità.
Tirando le somme di questo particolare anno scolastico che si avvia alla conclusione, tra mille difficoltà, incertezze e decisioni tentennanti prese a Viale Trastevere, non crede che si stia seriamente correndo il rischio di favorire una perdita di fiducia da parte dei giovani nei confronti dell’istituzione scolastica?
Forse, ma credo anche che siamo stati messi tutti davanti a una sfida. Ci siamo trovati ai blocchi di partenza per dare il via a una nuova era e ben venga il cambiamento, purché ci vengano dati strumenti adeguati per attuarlo. Basti pensare alla didattica a distanza: in molti istituti i fondi per l’acquisto dei computer sono arrivati solo pochi giorni fa, per non parlare della fornitura della connessione a internet. Ecco, noi la sfida l’abbiamo raccolta, ma il Governo?
A suo giudizio, la didattica può proseguire a distanza anche a settembre o sarebbe opportuno tornare quanto prima in aula?
Il contatto personale è un elemento imprescindibile dell’esperienza scolastica. Ecco, io non so se sono un bravo insegnante. Vivo di empatia con gli alunni e i colleghi, cercando sempre di cogliere l’elemento emozionale. Ma per far sì che questo accada, bisognerebbe assicurare una didattica in presenza.
Credo che il problema è più che altro strutturale, facciamo un confronto con la Germania. Quante volte in questi mesi abbiamo sentito dire che dal punto di vista dei presidi ospedalieri, l’Italia non era attrezzata ad accogliere un numero così elevato di pazienti in terapia intensiva ? Lo stesso discorso vale per la scuola. Se non ci fossero state le cosiddette classi pollaio, se ogni aula avesse ospitato al massimo 15 alunni, probabilmente non sarebbe stato necessario fermarsi così a lungo. Vorrei suggerire uno spunto di riflessione al Ministro Azzolina: rinunciare all’ ennesimo concorso e investire quei soldi per migliorare la qualità degli istituti.
Ritorniamo all’onoreficenza, è previsto un incontro con il capo dello Stato al Quirinale?
Al momento nulla di ufficiale. Probabilmente a settembre, quando ci saranno meno rischi dal punto di vista sanitario, il presidente Mattarella potrà conoscere personalmente quelli che lui ha definito «eroi dell’emergenza Covid». A lui va il mio ringraziamento.
A proposito di contatto umano, quando i suoi ragazzi potranno festeggiarla adeguatamente?
Ho 200 alunni e al momento gli assembramenti restano banditi. (ride, n.d.r.) Mi sono dovuto accontentare dell’abbraccio virtuale ma garantisco che il calore dei miei studenti e delle loro famiglie, mi ha travolto ugualmente.