Il legislatore cinese ha approvato una controversa legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong. I critici l’hanno definita un «colpo mortale» per l’autonomia e le libertà della città.
Di cosa si tratta
La nuova legge prevede il divieto per «qualsiasi atto o attività» che metta in pericolo la sicurezza nazionale della Cina, inclusi separatismo, sovversione e terrorismo. Lo scopo è quello di reprimere le proteste che hanno caratterizzato la città nell’ultimo anno. Le accuse che volano alla Cina sono quelle di voler mettere a tacere i dissidenti e altri oppositori politici.
Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha parlato «obbligo urgente», riguardo la proposta di legge anti-sedizione per fermare le proteste antigovernative che hanno invaso la città nell’ultimo anno. «Dobbiamo farlo senza il minimo ritardo», ha continuato Wang Yi. Una legge dettagliata, quindi, sarà elaborata e potrebbe essere emanata entro i prossimi mesi, in seguito all’approvazione del parlamento cinese che si riunisce per ratificare misure già approvate.
Le reazioni interne
La notizia ha suscitato ansia tra i gli abitanti di Hong Kong, per i piani che Pechino riserva alla città.
«È sicuramente l’inizio di un nuovo ma triste capitolo per Hong Kong», ha dichiarato il legislatore democratico Claudia Mo. «Hong Kong è morta alla fine».
Secondo gli osservatori però la legislazione rischia di peggiorare i disordini in città. Le proteste per la democrazia avevano subito un’interruzione a causa della pandemia di coronavirus, ma sono presto ricominciate, sfidando i divieti di non assembramento.
Su LIHKG, un forum popolare tra i manifestanti, gli utenti inneggiano a una “guerra di cento giorni”: approfittare della loro ultima opportunità di protesta prima che le leggi siano definitivamente applicabili.
La reazione degli Stati Uniti
«Gli Stati Uniti speravano una volta che Hong Kong fosse stata libera e prospera avrebbe fornito un modello per la Cina autoritaria. Ora sappiamo che è vero il contrario: la Cina sta modellando Hong Kong su stessa», ha detto il segretario di Stato americano, Mike Pompeo. Ha poi dichiarato che il governo statunitense non considererà più Hong Kong come separata dalla Cina continentale, revocando quindi il suo speciale statuto commerciale.
Giovedì ha dichiarato che non spetta agli Stati Uniti decidere se Hong Kong fosse autonoma e ha attribuito il successo della città come centro finanziario alla Cina.
«Se Washington vuole giocare a questa carta, lasciatela giocare» ha dichiarato Hu Xijin, direttore del tabloid statale nazionalista del Global Times, «Hong Kong è un importante centro finanziario internazionale a causa della sua relazione speciale con la massiccia economia della terraferma. Questo è più importante dell’atteggiamento degli Stati Uniti».