La possibilità di vedere un film o assistere ad un concerto potrebbe ritornare ad inizio giungo. E’ una delle ipotesi di ripartenza a cui stanno lavorando Dario Franceschini, ministro dei beni culturali e del turismo, e il Comitato scientifico. La riapertura è sicura, come ha annunciato il ministro in collegamento alla 65edizione dei David di Donatello, anche se una data ancora certa non c’è. Nel frattempo, tra le ipotesi per la prossima estate si fa strada anche un ritorno al passato: il Drive-in. Questa idea permetterebbe al cinema e ai concerti di ripartire nel rispetto delle misure di sicurezza e del distanziamento sociale.
Un ampio spazio all’aperto, file di macchine e un grande schermo. Sono queste le tre colonne portanti del cinema all’aperto dell’America degli anni 50. Erano gli anni del film Grease, quando Danny portava Sandy in un cinema Drive-in per conquistarla. O ancora prima, della serie Happy Days con l’Arnold’s Drive-in. E mentre in Italia nel 1957 nasce il primo Drive-in, nello stesso anno gli Stati Uniti ne contano circa 4000.
Alle origini del Drive-in
Era il 6 giugno del 1933 quando a Pennsauken, una città vicino a Philadelphia, negli Stati Uniti, nasce il primo Drive-in. L’America in quel periodo era travolta dalla Grande Depressione, mentre in Germania Adolf Hitler veniva eletto Cancelliere. In un momento storico così intenso e tormentato, un rivenditore di automobili, di nome Richard Hollingshead, crea un nuovo modo di fruire il cinema: appende un lenzuolo a due alberi in giardino, fa accomodare la mamma– in sovrappeso e per questo non riusciva a sedere nelle poltrone del cinema di allora- in macchina e proietta un film all’aperto per lei e il vicino. Intorno a quest’idea Hollingshead crea un nuovo modello di business, designato ad avere un grande successo.
Certo, c’erano pur sempre dettagli da definire, come studiare la disposizione delle auto in modo da permettere la visione a tutti, utilizzando rampe e blocchi che avrebbe successivamente tolto perché non funzionale, ma soprattutto serve una buona qualità di audio e video. All’epoca il sonoro si diffondeva grazie ad alcuni altoparlanti direzionali, mentre con il passare del tempo ogni postazione auto avrà il suo piccolo altoparlante fissato in cima ad un palo.
Dopo aver creato una piccola società, il 18 maggio dello stesso anno, Hollingshead registra il brevetto della sua idea, anche se nel 1950 un tribunale dichiarerà il brevetto invalido. Per il momento, però, il Drive-in è pronto a partire. Il biglietto costa 25 centesimi e la prima commedia proiettata è Beware Wife di Adolph Menjou. Il prezzo relativamente basso permette l’accesso a tutti, a differenza delle sale più lussuose e proibitive.
I CINEMA ALL’APERTO 2.0
«Il cinema – come tanti grandi maestri italiani ci hanno insegnato – è l’arte del sogno. Un sogno che si realizza ogni volta, concretamente, con la collaborazione di tutta una filiera di professionisti» – Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica
Bovisa Drive-In: il cinema in auto a Milano
A Milano il Drive-in arriva nel 2019 nel quartiere Bovisa, a nord della città. L’idea nasce in risposta ad un’iniziativa del Comune per valorizzare le periferie ed è un luogo di ritrovo non soltanto per il cinema, ma anche per i concerti e gli spettacoli. Il Bovisa Drive-In è di ultima generazione: maxischermo dotati del sistema di LedWall che proiettano buone immagini con qualsiasi condizione di luce e speaker che ricreano nell’auto l’effetto cinema. In più, un sistema multi canale consente di scegliere se ascoltare il film in italiano, in lingua originale o nelle altre disponibili.
Per rispettare il distanziamento sociale, le auto-che potranno essere da 50 ad un massimo di 200- saranno opportunamente distanziate tra loro e in ogni fila ci saranno dispenser di gel igienizzanti. Gli spettatori, poi, potranno anche fare uno spuntino senza scendere dalle loro auto: grazie ad un’app potranno scegliere cosa mangiare e l’ordinazione arriverà direttamente in macchina.
Cinedehors: il cinema dove meno te lo aspetti
Non è il classico cinema all’aperto, ma una vero e proprio schermo itinerante in cui la partecipazione del pubblico è fondamentale. Dal 2017 Cinedehors porta le proiezioni in luoghi periferici e non convenzionali, come stazioni di benzina, piazze di quartiere e aree dismesse, trasformandoli in occasioni di incontro. E il pubblico è attivo e coinvolto nel progetto: «le persone non pagano un biglietto per il servizio, ma partecipano alla scelta del film e delle location attraverso un sondaggio sul nostro sito, arrivando addirittura a portarsi la sedia. Questo è uno dei cardini fondamentali della nostra filosofia», spiegano a MasterX Arianna e Giacomo, ideatori dell’iniziativa e grandi appassionati di cinema.
Secondo i due ideatori di Fossano, Cuneo, il dehors è il nuovo hub della socialità e la loro visione del cinema è di «un mezzo universale che crea inclusione». E a proposito dei drive-in spiegano «pur apprezzandolo, in Italia non è mai decollato del tutto e i costi sono molto alti, sia a livello di permessi che di personale. Noi siamo grandi sostenitori di un più pratico cinema all’aperto».
Nella scorsa stagione estiva, il format ha percorso più di 11 mila chilometri e raggiunto 4 regioni e oltre 12 mila persone. Per l’estate 2020, Arianna e Giacomo spiegano che «la nostra attività ci permette di adempiere alle normative relative al Covid-19 senza grossi stravolgimenti, in quanto l’accorgimento più importante sarà quello di distanziare le sedute degli spettatori secondo i criteri che ci verranno comunicati. Ma siamo comunque fortunati perché abbiamo ricevuto in questi mesi molte richieste da parte di comuni, enti e privati per l’installazione di cinema all’aperto». E su quale sarà il primo film una volta che Cinedehors tornerà operativo, i due ideatori raccontano «sicuramente proietteremo Bohemian Rhapsody, omaggiando così anche tutta quella parte di pubblico che non ha temporaneamente il permesso di godersi un bel concerto dal vivo».
Moviement Village, il grande schermo all’aperto in tutta Italia
Si chiama Moviement Village ed è un progetto che punta ad aprire cinema all’aperto a livello nazionale. L’obiettivo è creare una rete di sale che permetta al pubblico di godersi un film sul grande schermo, nel rispetto delle norme di sicurezza. L’idea arriva dall’Associazione Nazionale Esercenti Cinema (ANEC) con la partecipazione dell’ Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive (ANICA), dell’Accademia del cinema italiano David di Donatello e il sostegno della Direzione Generale Cinema del Mibact e sarà attiva a partire dall’estate 2020.
Luigi Lonigro, presidente dei distributori dell’ANICA, ha spiegato all’ ANSA che: «L’obiettivo è raggiugnere minimo 200 strutture all’aperto. Per ogni 100 arene attive si stima un impiego di circa 600 addetti e lavoratori direttamente implicati, per arrivare, grazie all’indotto generato, fino a 3000 unità». La soluzione del Moviement Village, dunque, permetterebbe di aiutare un gran numero di lavoratori anche se, spiega Lonigro, non sarebbe un’alternativa alla riapertura delle sale, che rimane l’obiettivo primario. Esercenti, distributori e produttore, infatti, stanno lavorando per fare in modo che i cinema siano in grado di riaprire, in sicurezza, il prima possibile.
Il progetto sarà costituito da una serie di appuntamenti sparsi su tutto il territorio nazionale: film della stagione 2019-20 usciti prima del lockdown e proiezioni inediti per il maxi schermo. Inoltre, vista la collaborazione con i David di Donatello, sarà possibile vedere le opere premiate durante l’ultima edizione.
LA NUOVA FRONTIERA DEI CONCERTI
Il mondo dei live e dei concerti affronterà un’estate diversa dal solito. A causa dell’emergenza in corso infatti, non saranno possibili assembramenti, elemento base in show come questi.
In Germania, a Colonia, una band locale, i Brings, ha organizzato uno spettacolo davanti ai fans accorsi in macchina. Ogni auto poteva ospitare un massimo di due adulti e un bambino, oltre all’obbligo di restare chiusi dentro per rispettare le norme di sicurezza ed evitare la diffusione del contagio. Ma non solo, World Club Dome ha organizzato una serata Drive-in con tanto di fuochi e spettacolo visivo per riportare la musica tra i suoi fan. Un progetto simile è stato proposto anche in Italia e si chiama Live Dive In ed è un format nato dalla collaborazione tra Utopia Srl, Zoo Srl, Italstage e 3D Unfold. L’idea è quella di trasformare le location pensate per i live programmati per l’estate 2020 con enormi schermi e palcoscenici per cantare dal vivo, solo che al posto di una folla urlante ci saranno file e file di macchine.
Ma queste non sono le uniche modalità che i cantanti stanno usando per raggiungere il proprio pubblico. Ad aprile infatti, il rapper americano Travis Scott si è esibito nel videogame Fortnite per cercare di colmare il vuoto lasciato dal rinvio del suo festival Astronomical, che si sarebbe dovuto tenere dal 23 al 26 aprile. Con una serie di concerti dalla durata di dieci minuti ciascuno, è tornato sul palco telematicamente raggiungendo 27,7 milioni di persone collegatesi da tutto il mondo. Ovviamente, un concerto in questo modo non può essere nemmeno lontanamente paragonabile all’ esibizione live, ma è pur sempre una risposta alla voglia che i ragazzi hanno di tornare ad ascoltare musica.
Almeno il 60% vuole tornare a ballare
Secondo un sondaggio di Billboard/Mrc-Nielsen negli Stati Uniti, infatti, quasi il 60% degli intervistati ha dichiarato di essere pronto a tornare a cantare in mezzo alla folla entro due mesi dalla fine della pandemia o dalla scoperta di un vaccino. Gli altri, invece, aspetterebbero almeno dai 3 ai 5 mesi. Solo un 2% avrebbe infine dichiarato di non voler partecipare mai più ad un concerto. Sondaggio simile è stato fatto anche dagli organizzatori del Mi Ami, il festival che ogni estate si tiene all’Idroscalo di Milano e che per quest’anno è stato costretto al rinvio a settembre. Nessuna delle proposte avanzati è stata infatti presa in considerazione dal gruppo milanese che non le ha ritenute all’altezza dell’evento. In questo caso infatti qualsiasi altro tipo di iniziativa rovinerebbe il concetto alla base del Mi Ami che ogni anno ospita migliaia di ragazzi e decine di gruppi. «Secondo noi quest’estate bisognerà stare in guardia da rave clandestini organizzati in città» ha dichiarato a MasterX uno dei dirigenti proprio dopo la risposta riscontrata tra i ragazzi.
Dalla ricerca è emerso l’elevato desiderio di musica live, pur nel rispetto della salute e delle norme di sicurezza, anche se, secondo il 75% del campione, bisognerà aspettare il prossimo anno per fruire di concerti dal vivo. Intanto festival come il Coachella e Glastonbury sono slittati direttamente al prossimo anno. Le incertezze che riguardano il futuro non colpiscono però solo i cantanti, ma anche tutti i tecnici e i lavoratori che si occupano della gestione e dell’organizzazione dei concerti e dei festival, dalla loro nascita fino alla chiusura. Preoccupazione che cantanti come Laura Pausini, Fiorello ed Elisa hanno espresso per cercare di riportare e garantire la «dignità ai lavoratori dello spettacolo».