Un luogo della memoria. È questa l’idea alla base del progetto realizzato dalle testate del gruppo GEDI per dare un nome e un volto agli italiani deceduti durante questo lockdown che si protrae da ormai più di 40 giorni. Abbiamo sentito Federico Badaloni, il capo del team di Progettazione e di Grafica della divisione digitale di GEDI, il gruppo editoriale di cui fanno parte La Repubblica, La Stampa e diverse altre testate, nazionali e locali. A poche ore dal lancio del sito, ci ha fornito qualche retroscena sulla realizzazione del portale www.memorie.it.
Badaloni, com’è venuta l’idea di realizzare questo sito?
«L’idea è venuta a più persone. Abbiamo deciso di allargare il concetto di memoriale per i defunti per permettere a chiunque perda un caro di celebrarne la perdita. Questo portale è il memoriale degli italiani del lockdown e non solo del coronavirus. Abbiamo sfruttato un dominio appartenente al gruppo L’Espresso che non era mai stato effettivamente utilizzato. Le diverse idee si sono unite e circa quindici giorni fa abbiamo deciso di partire con il progetto e siamo andati online venerdì 17 aprile in modalità ‘silenziosa’ e da mercoledì 22 aprile, verificando che le strutture potessero reggere il traffico, abbiamo pubblicizzato il sito.»
Un progetto realizzato in brevissimo tempo quindi.
«Sì, come dicevo, in 15 giorni siamo riusciti a mettere il sito online. Chiaramente, data la velocità, il sito potrebbe avere qualche difetto ma i progetti o li realizzi subito in maniera imperfetta o aspetti e cerchi di non sbagliare nulla. In questo caso abbiamo deciso di agire privilegiando la tempestività.»
Per segnalare una scomparsa e pubblicare una memoria è necessario essere registrati al portale, c’è un controllo prima della pubblicazione di ciò che viene scritto dagli utenti?
«Le memorie hanno due diversi oggetti: c’è una scheda del defunto che serve per segnalare che una persona è deceduta e poi ci sono le memorie personali che ognuno può aggiungere. Le schede dei defunti sono premoderate, cioè non vanno online subito ma prima vengono valutate e poi accettate, mentre le memorie sono postmoderate, ovvero vengono subito pubblicate e poi controllate. Questo lavoro di moderazione è svolto in collaborazione con una società esterna toscana con cui mi sento più volte nel corso della giornata. Spesso la percentuale di coloro che utilizzano questi strumenti in maniera inappropriata è bassa e devi metterla in conto, come per qualunque cosa.»
Cos’è in poche parole memorie.it?
«I romani usavano il verbo colere, che significa sia celebrare sia coltivare. Una memoria, infatti si coltiva e si accudisce ed è per questo che noi vogliamo che questo posto abbia le caratteristiche di un orto, di un campo dove si coltiva la memoria. Una volta che hai un posto a disposizione non stai a distinguere di cosa sia morto il defunto.»
Il portale è aperto solo alle testate del gruppo GEDI?
«La notizia è che questa piattaforma è aperta anche alle altre testate non appartenenti al gruppo GEDI. Ad esempio, Libertà, una testata del piacentino, si è unita al nostro progetto e includeremo anche le segnalazioni provenienti da loro. Inoltre, la pubblicazione dei “necrologi” sul sito è gratuita.»