#IoTiroaCaso, come combattere la quarantena con canestri assurdi

Filippo e Leonardo abitano a Siena, a distanza di 400 metri l’uno dall’altro. Giocano a basket nella stessa squadra di dilettanti: la Maginot, che partecipa al campionato di Promozione Toscana. Il decreto legge del 9 marzo 2020, firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte per contenere la diffusione del virus Covid-19 e recentemente integrato da un’ordinanza del ministero della Salute, vieta loro d’incontrarsi. Invita a stare a casa propria, evitare assembramenti, sospende ogni attività sportiva.

Filippo, maglia numero 13, e Leonardo, con il 21, durante una fase di gioco

«Non potevamo più allenarci in palestra o giocare al campetto» racconta Filippo, «Non posso più andare a casa sua, lui non può più venire da me. Così abbiamo deciso di sfidarci a distanza a tiri a canestro, inizialmente ce li mandavamo su WhatsApp». Tutta l’Italia è costretta a casa per via del coronavirus, sui social prendono forma diverse tipologie di challenge per combattere la noia: pubblicare una foto da bambini, di una vecchia cena con gli amici, vestiti “da quarantena” o mentre si gioca a calcio. «Instagram era pieno di queste challenge. Anche noi avevamo la nostra, dovevamo solo renderla nota. Così ci siamo inventati l’hashtag #iotiroacaso e abbiamo iniziato a pubblicare i nostri canestri. I primi erano normali, realizzati da più lontano possibile».

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I tiri vengono così pubblicati su Instagram, il riferimento a #iorestoacasa è evidente e la voce sul social si diffonde. «Abbiamo iniziato a taggare anche i nostri compagni di squadra» prosegue Filippo, «Come in palestra: “guarda che tiro ho fatto! Sai fare meglio?”. Non potendo sfidarsi in allenamento abbiamo iniziato a sfidarci su Instagram. E tag dopo tag abbiamo raggiunto diverse persone, anche sconosciuti. Presto è diventata una sfida a fare il canestro più assurdo. Abbiamo aumentato il livello di difficoltà, senza porre limiti alla fantasia».

Tra i canestri più strani senz’altro quello realizzato tirando direttamente dalla finestra della soffitta. C’è poi quello messo a distanza saltando su un tappeto elastico. Più comuni – ma comunque non banali – i vari tiri di rinterzo, dietro la schiena o con i piedi. Ci sono poi anche i canestri dei nonni, mamme e sorelle. C’è anche chi non ha un giardino a disposizione e allora si arrangia lanciando una pallina di carta nel cestino, un richiamo alla nascita del basket. Nel 1891 il dottor James Naismith, professore di ginnastica canadese, doveva inventarsi un gioco per permettere agli studenti di praticare sport anche d’inverno al chiuso. La leggenda narra che l’insegnante si appuntasse idee e regole su dei fogli di carta, ma che nessuno dei giochi pensati gli piacesse. Così accartocciava tutto e gettava nel cestino, da qui l’ispirazione.

Filippo gioca nel ruolo di playmaker, Leonardo è un centro: «Lui è alto, ha molto fisico, è un po’ lento. Io sono più piccolo e agile, il mio compito è vedere e produrre il gioco» dice Filippo, «Siamo i due ruoli più diversi, che però in campo devono andare d’accordo». Non solo per fare il pick and roll dunque, anche per creare challenge su Instagram. Un modo per combattere la noia in questa strana situazione generata dal coronavirus, nell’attesa che tutto torni alla normalità.

Niccolò Bellugi

Senese, laureato in Scienze Politiche. Da toscano capita che aspiri qualche consonante, ma sulla "c" ci tengo particolarmente: Niccolò, non Nicolò. La mia è una sfida: mascherare il mio dialetto originario per poter lavorare in televisione o radio. Magari parlando di Sport. Ma tutto sommato va bene anche un giornale, lì non ho cadenze di cui preoccuparmi.

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