Elizabeth Warren, giovedì 5 marzo, si è ritirata dalle primarie dei democratici per la presidenza degli Stati Uniti.
La notizia, anticipata dal New York Times, è stata poi confermata dalla stessa senatrice del Massachusetts. Prima, però, Warren ha informato il suo staff con una telefonata e ha ringraziato i suoi collaboratori: «Oggi sospendo la campagna per la presidenza. Ma la nostra battaglia non è finita».
Parole pronunciate anche davanti ai giornalisti, accorsi sotto la sua casa a Cambridge (Massachusetts), dopo che era iniziata a circolare la notizia del suo ritiro.
«Stamattina ho annunciato che interromperò la mia campagna elettorale per le presidenziali. Non sarò più candidata alle presidenziali 2020, ma vi garantisco che continuerò a lottare», ha dichiarato Warren visibilmente emozionata.
L’ascesa e la caduta di Elizabeth Warren
70 anni, senatrice del Massachussetts, già professoressa ad Harvard. Elizabeth Warren era, all’inizio della campagna elettorale, uno dei candidati più popolari. Le sue idee progressiste le avevano consentito di raccogliere un largo consenso, soprattutto in un periodo in cui Bernie Sanders faticava a conquistare la posizione di rilievo raggiunta durante la campagna del 2016. In autunno, inoltre, anche se per un breve periodo di tempo, era riuscita a collocarsi in testa a tutti i sondaggi nazionali.
Un successo che, però, non è stata capace di consolidare nel tempo. Alcuni osservatori ipotizzano che la perdita dei consensi sia conseguenza delle sue posizioni poco chiare sulla riforma della sanità, un tema fortemente dibattuto negli Stati Uniti. Warren, infatti, ha cambiato più volte idea, nonostante inizialmente si fosse presentata come la candidata con i piani più dettagliati.
Inoltre, sempre secondo alcuni osservatori, la senatrice del Massachussetts non è riuscita ad attirare la stampa così come sono stati in grado di fare altri candidati. A questo si aggiunge il fatto che Warren abbia dato spesso più spazio alla lotta contro la corruzione in politica che non ad altri temi percepiti come più urgenti dagli elettori. Tutto ciò è coinciso con la crescita dei consensi ottenuta dal senatore del Vermont.
È successo quindi che Warren sia andata male in Iowa, in New Hampshire, in Nevada e in North Carolina. Ma la decisione di ritirarsi è maturata dopo la disfatta del Super Tuesday, quando è arrivata terza o quarta in tutti gli Stati, ottenendo una manciata di delegati. Anche in Massachussetts, il suo Stato, dove ha vinto Joe Biden, candidato alla guida del fronte moderato.
Senator @EWarren is the fiercest of fighters for middle class families. Her work in Washington, in Massachusetts, and on the campaign trail has made a real difference in people's lives. We needed her voice in this race, and we need her continued work in the Senate.
— Joe Biden (Text Join to 30330) (@JoeBiden) March 5, 2020
A chi darà il suo endorsement?
L’uscita di scena di Elizabeth Warren, ha sicuramente aiutato Sanders a ricompattare il fronte progressista. Ma a chi andrà l’appoggio della senatrice? È questa la domanda che una giornalista ha posto a Warren dopo la conferma da parte del suo staff delle telefonate fatte a Sanders e a Biden. «Non oggi. Per ora ho dedicato molto tempo alla questione del ritiro e a far sì che si verifichi nel miglior modo possibile per il nostro staff, per la nostra squadra, per i nostri volontari», ha spiegato la senatrice.
Non è chiaro, quindi, a chi darà il suo endorsement. Fino a poco tempo fa, infatti, sembrava scontato il suo appoggio a Sanders. Un candidato con una visione molto simile alla sua e che aveva sempre risparmiato nei dibattiti televisivi, attaccando invece duramente tutti gli altri.
A metà gennaio, però, in diretta tv la senatrice del Massachussetts ha rinfacciato al senatore del Vermont di averle detto in privato che una donna non potrà mai vincere le elezioni presidenziali. Un episodio che ha contribuito probabilmente a creare una frattura tra i due. Ma, al di là dei rapporti personali, Warren sta valutando chi tra Biden e Sanders sia il candidato più forte e quello in grado di vincere poi le presidenziali.