Arrivano con parecchie ore di ritardo (seguite da altrettante polemiche) i risultati delle primarie democratiche in Iowa, primo stato a stelle e strisce a essere sottoposto al voto popolare per la nomina del candidato che sfiderà Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca. E sono assolutamente inaspettati: è in testa infatti con il 26,8% dei voti Pete Buttigieg, l’ex sindaco di South Bend, Indiana: una cittadina di appena centomila abitanti. E’ seguito a poca distanza (con il 25,2%) dal senatore del Vermont Bernie Sanders, che i sondaggi descrivevano come il più papabile vincitore delle primarie in Iowa. Al terzo posto si attesta la senatrice del Massachussetts Elizabeth Warren (18,4%). Risultato deludente invece per il quarto in classifica, Joe Biden, vicepresidente sotto l’amministrazione Obama, che si aggiudica solo il 15,4%.
IN IOWA NIENTE URNE: CI SONO I CAUCUS
Come da tradizione, in Iowa si è svolta la prima tornata delle primarie democratiche, che dureranno cinque mesi e toccheranno tutti gli Stati federali e il Distretto della Columbia.
Negli Usa le modalità elettorali per la nomina dei candidati alle presidenziali (sia per i repubblicani, sia per i dem) sono due: il classico ricorso alle urne e l’organizzazione di assemblee popolari informali, chiamate Caucus. Lo stato dell’Iowa non prevede nessuna scheda elettorale, bensì la seconda inusuale opzione di voto. Durante questi incontri, organizzati in scuole, palestre o biblioteche, i cittadini esprimono la propria preferenza attraverso l’alzata di mano o la divisione in gruppi. Dai risultati dei Caucus, tramite un sistema proporzionale, i candidati si aggiudicano un certo numero di delegati che votano a loro favore alle convention nazionali estive. Quest’anno il Democratic Party ha già fissato il suo appuntamento finale a Milwaukee, dal 13 al 16 luglio.
L’Iowa ha una grande valenza simbolica per le primarie dem: dal 1972, infatti, sette volte su dieci il vincitore in questo piccolo stato agricolo ha ottenuto la nomina di candidato alle presidenziali. D’altra parte però, la popolazione dell’Iowa non è completamente rappresentativa del classico elettorato della sinistra americana: l’80% è infatti bianca e vive nelle campagne. Assenti dunque due grandi bacini di voti democratici: le minoranze e le grandi metropoli.
I PROGRAMMI ELETTORALI DI PETE BUTTIGIEG E JOE BIDEN
Figlio di un immigrato maltese, veterano dell’Afghanistan e dichiaratamente omosessuale, il 38enne Pete Buttigieg sarebbe il primo presidente appartenente alla generazione dei millennials. Quella che, come dice lui, sarà «la prima a guadagnare meno dei genitori e che dovrà affrontare le conseguenze concrete del climate change». Buttigieg, è di posizioni “centriste” ma riformista (è favorevole al Green New Deal, al sostegno agli immigrati, al programma di assistenza sanitaria Obamacare e al divieto federale alle armi). A suo sfavore, però, la scarsa esperienza politica. Ma, in un anno, è passato dall’essere lo sconosciuto sindaco di South Bend all’appartenere alla rosa dei candidati più forti nei sondaggi.
Forse l’abilità dimostrata nei dibattiti e la sua giovane età, in Iowa hanno giocato a suo favore contro l’altro candidato moderato, Joe Biden. Il 77enne ex braccio destro di Obama, si definisce «l’unico in grado di battere Donald Trump». Questo perché la sua sarebbe la figura politica più rassicurante ed efficace per riportare al partito democratico i voti di molti operai ed esponenti della middle class delusi dal tycoon. In effetti, nonostante la débacle in Iowa, Biden è ancora in testa ai sondaggi nazionali. Il suo programma non prevede grossi stravolgimenti in materia fiscale, per quanto si apra a una maggiore tassazione sulle fasce di reddito più alte. Come Barack Obama, pone l’attenzione alla “transizione green” e al moderato uso della componente militare in politica estera.
I PROGRAMMI ELETTORALI DI BERNIE SANDERS ED ELIZABETH WARREN
Il 78enne Bernie Sanders è l’emblema di un “nuovo socialismo all’americana”, come lo definisce lui stesso. Vorrebbe sanità e studi universitari gratis per tutti, un importante aumento delle imposte per gli ultra ricchi, regolamentazioni più stringenti per Wall Street e per le banche.
I suoi intenti sono condivisi da un’ala del partito democratico sempre più “radical” e, per questo motivo, la 70enne Elizabeth Warren è la sua avversaria più prossima a livello di programma elettorale. Anche lei, infatti, vorrebbe apportare cambiamenti strutturali nell’economia degli Stati Uniti: una tassa del 2% sulla quota eccedente i 50 milioni di patrimonio, cancellazione dei debiti universitari e diritto universale al college pubblico, sanità gratuita, sostegno alla green economy. Si distingue però dal “socialismo” di Sanders, dichiarandosi “capitalista convinta”.