Avrebbero ottenuto indennità di disoccupazione attraverso false assunzioni e finti licenziamenti. Sarebbe stato questo il meccanismo alla base della frode al sistema previdenziale scoperta dalla Guardia di Finanza di Bergamo. In cinque sono stati denunciati con l’accusa – in concorso – di truffa ai danni dello Stato. Contro gli indagati è stato inoltre disposto il sequestro di beni e disponibilità per 33mila euro: il valore della frode.
Indagando su un’assunzione irregolare di un cittadino extracomunitario sprovvisto del permesso di soggiorno, i finanzieri del Nucleo di Polizia economico finanziaria sono risaliti a una rivendita online di autovetture e motocicli usati con sede a Martinengo intestata ad un’ottantenne di Romano di Lombardia.
L’azienda era di fatto inattiva e la titolare si è rivelata essere una prestanome per un trentacinquenne originario dell’Albania. La ditta sarebbe servita al solo scopo di certificare un impiego per trentanove lavoratori stranieri – irregolari nella maggioranza dei casi – da trasmettere in un secondo momento alla questura di Bergamo per ottenerne permessi di soggiorno.
Così come le assunzioni, anche i licenziamenti sarebbero stati simulati. Le indagini delle fiamme gialle ne hanno accertati almeno quattro, relativi ad altrettanti cittadini di origine albanese risultati regolari sul territorio nazionale. I licenziamenti fasulli hanno consentito agli indagati di percepire l’indennità di disoccupazione e il “bonus Renzi”.
La titolare della ditta e il promotore della frode dovranno inoltre rispondere dinanzi al giudice per aver assunto fittiziamente lavoratori stranieri irregolari sul territorio nazionale.