Il referendum sulla legge elettorale non si terrà. La Consulta lo decide dopo otto ore di Camera di Consiglio, definendo «inammissibile» la proposta presentata dalla Lega. Il passaggio della Corte Costituzionale parla di un quesito referendario «eccessivamente manipolato». L’ipotesi del referendum era stata infatti proposta da 8 consigli regionali, tutti del centrodestra (Veneto, Piemonte, Lombardia, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Basilicata e Abruzzo). Il Carroccio aveva scelto quindi la strada più breve per arrivare alla consultazione, invece di procedere tradizionalmente con la raccolta delle 500 mila firme necessarie.
Adesso si attende il 10 febbraio, quando la sentenza della Corte Costituzionale verrà depositata. Ma le reazioni del mondo politico non si sono fatte aspettare.
Le reazioni del centrodestra
Il centrodestra è unito e condanna la decisione presa, «è il vecchio sistema che si difende» commenta Salvini, che ha parlato di una bocciatura «vergognosa». Una polemica continuata da Gasparri e Calderoli che di questa proposta è stato proprio l’alfiere.
La proposta del maggioritario
La proposta di Lega e centrodestra era di passare a una legge elettorale completamente maggioritaria, uninominale, molto simile a quella in vigore nel Regno Unito. In questo caso in ogni collegio sarebbe stato eletto solo il candidato che avrebbe preso un voto in più degli avversari.
Con il no della Consulta si rimane invece all’attuale legge, il Rosatellum, ovvero un sistema elettorale misto con un terzo a base maggioritaria e quasi due terzi con ripartizione proporzionale, quella che il centrodestra voleva abrogare.
Le reazioni del centrosinistra
Dal centrosinistra sono arrivate invece parole di soddisfazione. «Il castello di sabbia costruito da Salvini sulla legge elettorale è venuto giù» afferma il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci, a cui è seguito il commento del segretario Luca Zingaretti via twitter «un altro bluff di Salvini è caduto».
Le paure del centrosinistra
La contrarietà a una legge elettorale maggioritaria da parte della coalizione di maggioranza Pd-5stelle risiede nel presunto vantaggio elettorale di Salvini e del centrodestra, confermato dal voto delle europee. Con un maggioritario, se Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia dovessero avere il 50% dei voti, ottenerebbero i due terzi dei seggi, potendo così riformare la Costituzione senza necessità di un referendum. Un’ipotesi che la sinistra vuole evitare.
La questione sulla legge elettorale comunque non finisce qui. Stando alle dichiarazioni della Lega, il centro-destra ripresenterà la proposta, mentre il Movimento 5 stelle e il PD stanno pensando di proporre il Germanicum, un proporzionale con soglia di sbarramento che ricorda il sistema elettorale tedesco.