I pensionati in Italia sono circa 16 milioni, per un numero complessivo di trattamenti pensionistici erogati pari a poco meno di 23 milioni. Il 36,3% riceve ogni mese meno di 1.000 euro lordi, il 12,2% non supera i 500 euro. Lo dichiara l’Istat, mercoledì 15 gennaio, sul peso della spesa pensionistica in Italia. Si tratta di un aumento del +2,2% su variazione annuale, pari a un ammontare di 293 miliardi di euro.
Un pensionato su quattro percepisce un reddito superiore ai 2mila euro. Il segmento più povero della distribuzione dei redditi pensionistici va alle donne: una pensionata su quattro, appartiene al quinto con pensioni di importo più basso, e solo il 13,2% si colloca in quello più elevato. Per gli uomini, al contrario, le stesse quote si attestano, al 15,3% e al 27,4%.
Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica, il peso della spesa pensionistica è pari al 16,6% del Pil, «un valore appena più alto rispetto al 2017 (16,5%), che segna un’interruzione del trend decrescente osservato nel triennio precedente».
Pensioni come fonte di reddito
Ciò che desta maggiore preoccupazione è che per quasi 7 milioni e 400mila famiglie i redditi pensionistici costituiscono tre quarti del reddito familiare disponibile, ovvero nel 21,9% dei casi sono l’unica fonte di reddito. In sostanza, la presenza di un anziano all’interno del nucleo familiare, in base alle rilevazioni del 2017, «consente quasi di dimezzare l’esposizione al rischio di povertà».
Le distribuzioni territoriali
I pensionati con i redditi meno elevati, «risiedono soprattutto nel Mezzogiorno, dove sono più diffuse le pensioni assistenziali a svantaggio di quelle da lavoro e dove il quinto di popolazione che appartiene alla fascia di reddito da pensione più basso percepisce fino a 7 mila euro lordi annui. Nel Nord la soglia sale a quasi 9 mila euro». Al Centro e al Nord, un quinto dei pensionati con redditi pensionistici elevati percepisce 27mila euro lordi annui; nelle Isole più di 24 mila euro.