Il primo ministro della Federazione Russa, Dmitry Medvedev, e la sua squadra di governo hanno rassegnato in blocco le dimissioni nel pomeriggio del 15 gennaio. La decisione è arrivata poche ore dopo il discorso annuale che il presidente Vladimir Putin rivolgse all’Assemblea federale – la Duma – per mettere l’accento sugli aspetti più rilevanti della politica interna ed estera.
LE RIFORME COSTITUZIONALI ANNUNCIATE DA PUTIN
Nel documento programmatico letto all’Assemblea, Putin ha annunciato l’indizione di un referendum per introdurre alcuni emendamenti costituzionali. In particolare: il voto di approvazione della Duma sulla nomina del primo ministro da parte del presidente; l’abolizione del veto da parte del presidente sulle nomine dei ministri già avallate dal parlamento; una consultazione elettorale per le prossime modifiche costituzionali.
LA RAGIONE DELLE DIMISSIONI
Alla tv di Stato, il primo ministro ha spiegato che lo scioglimento della squadra di governo ha lo scopo di assecondare il varo della riforma alla Costituzione. «In questo contesto», ha dichiarato, «è ovvio che noi, in qualità di governo, dovremmo permettere al presidente del nostro Paese di prendere tutte le decisioni necessarie». «Credo sia giusto», ha concluso, «che il governo della Federazione Russa si dimetta in conformità con l’articolo 117 della Costituzione».
IN ATTESA DEL NUOVO ASSETTO DI GOVERNO
Per Medvedev è stato creato ad hoc ed assegnato il ruolo di vice capo del Consiglio di sicurezza nazionale, ha fatto sapere Putin nel suo messaggio di ringraziamento al governo per il lavoro svolto. «Non tutto è riuscito», ha precisato però il leader del Cremlino, «ma del resto tutto non riesce mai appieno».
Putin si riserverà ora di incontrare ciascuno dei ministri, ai quali ha in ogni caso già chiesto di continuare ad adempire ai propri uffici fino alla nomina di un nuovo Consiglio dei ministri.