Domenica il leader del Psoe, Pedro Sanchez, non era riuscito a ottenere la maggioranza assoluta necessaria ad avere la fiducia. Oggi, invece, ce l’ha fatta con due voti di scarto: 167 a favore contro 165 contrari. La Spagna saluta così il suo primo governo di coalizione dalla caduta della dittatura di Francisco Franco, nel 1978. Il risultato storico è stato raggiunto alla seconda votazione: decisiva è stata l’astensione degli indipendentisti catalani e dei baschi di Bildu. Al varo dunque l’alleanza tra Psoe e Podemos siglata all’indomani delle elezioni del 10 novembre scorso. Il risultato giunge dopo un periodo di instabilità che ha visto quattro elezioni in meno di quattro anni.
È stato decisivo per la nascita di questo governo, il patto con i catalani di Esquerra Republicana, il cui leader Oriol Junqueras, attualmente in carcere, sconta una pena di 13 anni per aver tentato di dichiarare l’indipendenza. L’astensione dei repubblicani è stata ottenuta al prezzo della promessa di un tavolo di negoziato tra il governo centrale e quello della Generalitat catalana per discutere il “conflitto politico”.
Sanchez e l’alleato di coalizione Pablo Iglesias, leader del partito Unidas Podemos, hanno annunciato un incremento delle tasse per i redditi più elevati e le aziende. Marcia indietro anche sulle riforme del lavoro varate dal precedente governo conservatore.
Dura la reazione dei partiti di destra, che annunciano opposizione in parlamento e nelle piazze, arrivando a definire il premier un “traditore che si inginocchia davanti ai golpisti”. Per l’opposizione, l’astensione di Bildu al voto è valsa a Sanchez l’accusa di complicità con il terrorismo.
Al netto del risultato senza precedenti, senza una solida maggioranza in parlamento la coalizione potrebbe faticare per l’approvazione delle leggi ed aver bisogno di un negoziato sistematico con gli altri partiti. « Confido che potremo superare quest’atmosfera di tensione per ricavarne uno spazio per il consenso», ha dichiarato, ad ogni modo, un ottimista Pedro Sanchez.