Gli italiani all’estero non hanno abbandonato l’Italia e il movimento delle sardine è arrivato anche a Londra. Sabato 14 dicembre più di 650 italiani si sono ritrovati davanti al palazzo di Westminster per far sentire la loro voce e cantare «Bella Ciao».
Un flashmob nato sui social, grazie al gruppo 6000 sardine UK, che è riuscito a riunire tutta la comunità italiana della capitale britannica. «Anche Londra non si lega», questo è il messaggio che centinaia di nostri immigrati hanno voluto lanciare ai politici del Bel paese.
Un movimento nato sotto la bandiera «antifascista e antirazzista», figlia di una protesta contro la propaganda dell’odio dell’ex Ministro dell’Interno e leader della Lega Matteo Salvini, accusato dalle sardine di portare avanti idee nazionaliste, fasciste e razziste.
Un’ideologia, questa, che non interessa solo chi è rimasto in Italia ma anche chi se ne è andato dal nostro Paese. La manifestazione, infatti è avvenuta due giorni dopo la vittoria schiacciante del partito conservatore di Boris Johnson. Un risultato che dovrebbe segnare l’uscita definitiva dell’Inghilterra dall’Unione Europea in tempi brevi.
«Londra non si lega»
Tuttavia, la maggioranza dei londinesi si è sempre schierata dalla parte degli immigrati e davanti al grido «prima i britannici» hanno sempre reagito protestando attivamente.
Non c’erano solo italiani in piazza a protestare: con loro presenti anche altri stranieri. Un flashmob spontaneo, nato sui social senza particolari ambizioni, ma con l’unico obiettivo di farsi sentire: «Non ci aspettavamo tutta quella gente. Dopotutto siamo a Londra, non Italia. Per noi era la prima volta», commenta Andrea Minetti, uno degli organizzatori della manifestazione.
Gli italiani all’estero si fanno sentire
A guidare il flashmob c’era anche Simon Samaki Osagi, lo showman italiano che ha fatto ballare tutta la piazza del Duomo di Milano sul carro della marcia antirazzista del 2 marzo: «Noi Italiani a Londra ci siamo e non vogliamo essere esclusi. È stato un successo e speriamo di poterne fare molte altre . Da Bologna sono stati molto soddisfatti. È stata una giornata unica perché siamo riusciti a coordinarci con altre 30 città tra Italia, Europa e Stati Uniti. Condividiamo gli stessi valori e vogliamo portarli avanti. Vogliamo un’Italia e un’Europa antifascista e antirazzista».
Gli italiani che emigrano ogni anno aumentano sempre di più e i movimenti nazionalisti che stanno dilagando in giro per il mondo colpiscono anche loro. Con la globalizzazione e internet, però, non esistono più i confini territoriali e, attraverso i social, le informazioni arrivano anche a chi non vive più in Italia.
Sui social si scambiano idee, opinioni e le notizie vengono condivise da ogni parte del mondo tanto da riuscire a generare un sentimento di appartenenza, come quello che su Facebook ha dato vita ad una dimostrazione fisica di opposizione politica. «Abbiamo creato una pagina virtuale ma poi siamo andati a parlare con le persone. Ci siamo confrontati e abbiamo deciso di organizzarci» continua Minetti.
«Dobbiamo imparare ad essere antirazzisti e antifascisti anche da soli, non solo nelle piazze. Dobbiamo sviluppare una grammatica e una sintassi per affrontare questo problema per non essere i cosiddetti Silent bystenders», urla con il megafono Cristina Ceroli, manifestante presente davanti a Westminster.
«Non ci fermeremo qui»
Luca Privinzano, uno degli organizzatori delle 6000 sardine UK ha poi ringraziato tutti così: «È stato meraviglioso vedere così tante persone insieme e la partecipazione è andata al di là di ogni nostra aspettativa. Promettiamo che questa è solo la prima piazza. Dobbiamo continuare a presidiare per rivendicare con orgoglio i valori in cui crediamo».