È stata approvata la bozza definitiva sul Mes, il fondo Salva-Stati, in vista del prossimo Consiglio europeo. Il governo giallorosso è riuscito a rimanere in piedi nonostante le lunghe trattative che hanno tormentato il mandato nell’ultimo periodo.
Questa notte, però, il testo della risoluzione sul Salva-Stati ha trovato consenso prima alla Camera, dove è stato approvato con 291 voti a favore, e poi al Senato, dove ha superato la maggioranza assoluta di 161 voti. A subire il colpo è stato il Movimento 5 Stelle con quattro membri (Gianluigi Paragone, Stefano Lucidi, Francesco Urraro ed Ugo Grassi) che, a Palazzo Madama, si sono dichiarati contrari alla misura. Nelle ultime settimane, infatti, c’era stato un acceso dibattito sulla riforma del fondo Salva-Stati, dopo che il partito pentastellato si era dichiarato contrario. Durante la scorsa notte poi, la maggioranza ha trovato un nuovo accordo permettendo al Premier Giuseppe Conte di discutere della riforma a Bruxelles.
Non si è fatta attendere la risposta di Matteo Salvini che ha dichiarato in una sorta di invito: «Nel programma elettorale del Movimento 5 Stelle si legge testualmente, e io condivido, che “il M5S si impegnerà allo smantellamento del Mes”. Per chi è coerente e persona perbene le porte della Lega sono aperte».
Da parte del Premier Conte sono arrivate poi dichiarazioni di rassicurazione al Paese: «L’Italia non ha nulla da temere anche perché il suo debito è pienamente sostenibile, come dimostrano le valutazioni delle principali istituzioni internazionali». A conferma delle parole di Conte anche le dichiarazioni del presidente del Consiglio Ue Charles Michel che, da Bruxelles, assicura che si terrà conto del dibattito italiano.
Tre i punti evidenziati nel testo
Nel testo della risoluzione di maggioranza, otto pagine in tutto, si sono sottolineati tre punti. Nonostante nel complesso non siano state apportate modifiche sostanziali al trattato.
Primo fra tutti è stato sottolineato l’impegno nell’«assicurare la coerenza della posizione del Governo con gli indirizzi definiti dalle Camere e il pieno coinvolgimento del Parlamento in tutti i passaggi del negoziato sul futuro dell’unione economica e monetaria e sulla conclusione della riforma del Mes».
In secondo luogo si chiede di «escludere interventi di carattere restrittivo sulla detenzione di titoli sovrani da parte di banche e istituti finanziari e comunque la ponderazione dei rischi dei titoli di stato attraverso la revisione del loro trattamento prudenziale ed escludere qualsiasi meccanismo che implichi una ristrutturazione automatica del debito pubblico».
Il terzo punto riguarda le prossime tappe del negoziato sull’Unione bancaria. Il governo si impegna infatti a proporre «l’introduzione dello schema di assicurazione comune dei depositi (Edis), di un titolo obbligazionario europeo sicuro (cosiddetto common safe asset – ad esempio eurobond) e di una maggiore ponderazione di rischio delle attività di livello 2 e livello 3 (strumenti maggiormente illiquidi), che siano legata al loro grado di concentrazione sul totale degli attivi del singolo istituto di credito».
Scontri interni
Non sono mancate nemmeno le discussioni dentro e fuori dal governo, ma la risposta di Conte è stata chiara: «un dibattito molto confuso rischia di indurre il sospetto che siamo noi stessi a dubitare del nostro debito e questo può generare danno al risparmio degli italiani».
«È iniziato il mercato delle vacche», denuncia Di Maio. Mentre Nicola Zingaretti, leader del PD, esulta per il successo del governo: «Il governo e Conte hanno un mandato forte».