Si è conclusa il 9 dicembre l’avventura di Mauricio Macri alla guida del governo argentino. Dopo le elezioni che si sono tenute il 27 ottobre scorso, che hanno visto trionfare la formula peronista Fernandez-Fernandez, è arrivato il giorno del cambio della guardia alla Casa Rosada. Il nuovo Presidente Alberto Fernandez, affiancato dalla sua vice, l’ex presidente Cristina Fernandez de Kirschner, dà il via alla sua esperienza di governo, riportando al potere il «kirschnerismo» (la corrente politica argentina creata dall’azione dei presidenti Néstor Carlos Kirchner e della stessa Fernandez) che, visti i risultati elettorali, non ha ancora perso il suo appeal. In queste ore, il nuovo capo di Stato argentino giurerà al palazzo presidenziale.
Si parla di una nuova ondata di peronismo nel paese sudamericano. Una corrente che dagli anni ’40 rappresenta una costante nella politica argentina. Giustizialismo, populismo e socialismo nazionale: queste le caratteristiche chiave del movimento politico creato dal Generale Juan Domingo Perón, durante la sua prima presidenza della Repubblica argentina (1946-55). Un governo, quello incaricato, che eredita da Mauricio Macri e dai precedenti governi delle profonde difficoltà politiche e sociali.
Una crisi senza fine
Tra gli obiettivi primari del nuovo esecutivo, c’è la rinegoziazione del debito con il Fondo Monetario Internazionale per dare una scossa al mercato interno e favorire un’insperata uscita dalla crisi economico-finanziaria; tra le possibili soluzioni il nuovo esecutivo pensa di rinunciare agli 11 miliardi di dollari restanti del maxi prestito da oltre 56 miliardi elargito dall’Fmi. Una situazione critica che viene alimentata da anni di malgoverno e di politiche poco lungimiranti. Allarmanti gli ultimi dati diffusi dall’Università Cattolica di Buenos Aires: il 40,8 % della popolazione vive in stato di povertà e un bambino su due cresce nell’indigenza.
Poche donne e un famoso economista
Grandi responsabilità per la nuova squadra di Governo composta da 21 ministri che ha al suo interno solo 4 donne. Una bassa percentuale femminile considerando le battaglie di genere condotte dallo schieramento kirchnerista. Tra i nomi di spicco, quello del Ministro dell’Economia, Martín Guzmán, 37enne accademico noto per aver co-firmato un libro con l’economista premio Nobel Joseph Stiglitz.