Continuano le operazioni della Guardia di finanza nell’inchiesta ‘Open’. Dopo aver eseguito una ventina di perquisizioni in undici città a casa dei finanziatori della fondazione di Renzi, si sono presentati ieri nell’abitazione di Marco Carrai, presidente di Toscana Aeroporti e amico personale del leader di Italia Viva. L’ordine è partito dal procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo e dall’aggiunto Luca Turco.
La Procura sta indagando il braccio destro di Renzi per finanziamento illecito all’associazione. Secondo le fiamme gialle Carrai, che è stato uno dei componenti del Consiglio d’amministrazione di Open insieme a Maria Elena Boschi e Luca Lotti, avrebbe erogato sei milioni di euro in sei anni per finanziare le iniziative di Matteo Renzi.
Il pubblico ministero ritiene che: «Open abbia agito come un’articolazione di partito politico e per dimostrarlo sono state elencate le iniziative relative alle primarie del 2012, quelle per il “comitato per Matteo Renzi segretario” e le ricevute di versamento “da parlamentari”». Secondo quanto scritto dai giudici, la fondazione avrebbe rimborsato ai parlamentari le spese e messo a loro disposizione carte di credito e bancomat.
Si sospetta che l’avvocato Alberto Bianchi, che gestiva la fondazione ed è al centro dell’inchiesta, abbia avuto il ruolo di mediatore con la politica e con il «Giglio magico» tra il 2012, anno di nascita della fondazione, e il 2018, anno di chiusura, e momento in cui Renzi si è dimesso come premier. Secondo i pm, Bianchi avrebbe gestito una vera e propria cassaforte che Renzi utilizzava per la sua attività politica.
Questo fondo sarebbe stato alimentato dai soldi versati dai privati, che in alcuni casi pagavano direttamente l’avvocato per pratiche legali o consulenze. Bianchi avrebbe rigirato il denaro alla fondazione Open per mascherare il finanziamento illecito.
Al centro dei rapporti illeciti ci sarebbe il gruppo Toto. Dopo aver esaminato chat e messaggi nei computer, iPad e iPhone di Bianchi relativi alla sua relazione con la società edile Toto, i magistrati hanno deciso di analizzare anche il legame con gli altri finanziatori.
Sia Marco Carrai che Alberto Bianchi si sono dichiarati estranei ai fatti e Bianchi ha ricordato che «tutto è stato fatto alla luce del sole e tutto è stato messo nero su bianco». Anche Matteo Renzi sembra tranquillo e mostra la propria solidarietà attraverso un Tweet:
#Open era una fondazione, non un partito. Sostenere il contrario per mandare 300 finanzieri a perquisire all’alba famiglie per bene, non indagate, colpevoli solo di aver finanziato in modo trasparente la politica, è sorprendente. E non era mai accaduto prima nella democrazia
— Matteo Renzi (@matteorenzi) November 27, 2019
Il presidente dei senatori Iv Davide Faraone, ha scritto questa mattina alla presidente Casellati per chiederle «di calendarizzare urgentemente un dibattito in Senato», al quale interverrà Renzi per provare a fare chiarezza sull’inchiesta Open.