Ciro è vivo. Marco D’Amore porta “L’Immortale” alla Iulm

Si inabissa nelle acque scure, profonde del golfo di Napoli. Il corpo risucchiato dal mare, mentre una voce fuori campo suggerisce che «nella vita non devi avere paura di niente, nemmeno di morire».

Morire e poi rinascere. Ciro Di Marzio è vivo. Ciro è L’immortale.
Prende il via proprio lì dove si era conclusa la vita dello spietato killer di Scampia, al termine della terza stagione della fortunata serie televisiva Gomorra.

Marco D’Amore, interprete del boss, si sposta dietro la macchina da presa e “resuscita” il suo personaggio per svelarne le radici criminali. In uscita nelle sale il prossimo 5 dicembre L’immortale è stato presentato sul palco dell’Auditorium dell’università Iulm, nell’ambito della rubrica Il cinemaniaco di Gianni Canova.

Che attorno al personaggio di Ciro di Marzio si fosse creata una mistica legata alla sua biografia, lo aveva intuito subito Marco D’Amore quando, inondato dai messaggi del pubblico sgomento per quell’inaspettata morte, aveva pensato che sarebbe stato necessario infondere nuova linfa alla narrazione.

Così, senza svelare il nuovo progetto ai colleghi di cast, due anni fa decide di buttare giù qualche idea, tornando indietro nel tempo e facendo coincidere la genesi di quella storia di camorra con il 23 novembre del 1980, data del terremoto in Irpinia.

Il piccolo Ciro di 21 giorni è l’unico superstite di una famiglia schiacciata dalle macerie. Parte allora la sua fame disperata di amore, che sazia con il rischio, la violenza, la morte.
Il resto è tutto da scoprire, in una narrazione cinematografica connotata ha una doppia collocazione geo-temporale: la nuova vita in Lettonia, alle prese con un business criminale nell’Est Europa e l’infanzia nella Napoli sventrata, precaria, povera degli anni ’80, quando il contrabbando è antesignano delle grandi piazze di spaccio di droga, al tempo dello scudetto e di Maradona.

Gianni Canova incontra Marco D’Amore per Il cinemaniaco

Il destino di Ciro è strettamente legato al destino della sua città, spacciato in partenza, in una realtà in cui ai giovani non era data la possibilità di “sognare”.
Ed è proprio al giovanissimo pubblico della Iulm che si rivolge Marco D’Amore, per un futuro migliore di quello toccato a “Ciruzz”.

 

Benedetta Piscitelli

Mi interessano le persone, le loro storie, l’attualità raccontare fatti per creare opinioni. Dubito spesso e non mi accontento mai della prima versione dei fatti: per molti è un difetto, io provo a farne una professione. Vivo on-line frequentando gli ambienti social ma preferisco il giornalismo retrò, quello attivo tra la gente. Laureata in Scienze della Comunicazione, sono diventata giornalista pubblicista a Napoli, dove ho fatto la vera gavetta nell’emittente regionale Canale21. Qui ho imparato prima a chiudere un servizio, poi a fare collegamenti in diretta e infine a condurre il telegiornale. Dal 2018 collaboro con l’edizione casertana de Il Mattino. Attualmente sono praticante presso la Scuola di giornalismo IULM di Milano.

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