Il servizio sanitario nazionale italiano è nono al mondo per qualità. Il nostro Paese si posiziona infatti dopo Islanda, Norvegia, Olanda, Lussemburgo, Australia, Finlandia, Svizzera e Svezia per le sue elevate performance, come testimoniato anche dallo stato di salute della popolazione, che resta buono nonostante gli stili di vita non sempre salubri e come certificato dall’aspettativa di vita alla nascita.
La certificazione arriva dal Global Burden of Disease Study ed è stata pubblicata sulla rivista “The Lancet Public Health” coordinata dall’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Materno-Infantile Burlo Garofolo di Trieste.
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— Web of Science Group (@webofscience) November 19, 2019
Il Gbd è un rapporto che viene redatto in seno all’Organizzazione mondiale della Sanità dal 1990. Per misurare la qualità dei sistemi sanitari dei diversi Paesi i ricercatori hanno utilizzato l’indice Haq -Health access and quality index- che tiene conto di numerosi parametri quali gli anni di salute persi nel corso della vita, il misuratore degli anni trascorsi per disabilità, l’aspettativa di vita in termini di longevità e di anni da vivere in buona salute.
Dal rapporto emerge che dal 1990 ad oggi in Italia è gradualmente aumentata la spesa privata del cittadino per la salute. Il dato coincide con la riduzione del finanziamento pubblico al settore. In particolare, secondo gli esperti, dal 2010 al 2015 il finanziamento statale in rapporto al Pil è sceso dal 7% al 6,7%, mentre la spesa privata per la salute è passata dall’1,8% al 2%.
I dati inerenti al nostro Paese evidenziano poi altre criticità. Innanzitutto il fatto che la popolazione sta invecchiando rapidamente. L’Italia registra uno dei tassi di fertilità più bassi al mondo (appena l’1,3%) e una tra le più alte speranze di vita. Questi fattori stanno aumentando il numero delle patologie croniche dell’invecchiamento, dai problemi di vista e udito all’Alzheimer.
I cattivi stili di vita fanno ancora molte vittime nella nostra penisola. Nel 2017 sono stati circa 44.400 i decessi per tumore attribuiti al fumo, 12.000 quelli per consumo di alcolici, 9.500 quelli per sovrappeso e obesità. 47.000 sono stati invece i decessi per malattie cardiovascolari che potrebbero essere attribuiti al colesterolo alto. «La salute degli italiani è in continuo miglioramento, e possiamo ancora vantare un Sistema Sanitario tra i migliori al mondo – sottolinea Lorenzo Monasta dell’Irccs. Tuttavia, da questa analisi vediamo che le sfide per il futuro sono molte, dall’aumento del peso delle patologie dell’invecchiamento, alla rilevanza dei fattori di rischio comportamentali, alla riduzione delle risorse pubbliche per il Sistema Sanitario che ne mettono a repentaglio l’efficienza. Dal 2021 – conclude Monasta – potremo contare su stime a livello regionale che ci consentiranno di fare un’analisi dettagliata delle disuguaglianze geografiche sia in termini di peso delle malattie, sia di performace del servizio pubblico».